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Da Jovanotti all’auditorium. Intervista a Giovanni Allevi

Il pianista ed arrangiatore del Collettivo Soleluna è anche (e soprattutto) un autore di composizioni in grado di spaziare con disinvoltura da ambienti "classici" al jazz. Senza dimenticare i Caraibi

Giovanni Allevi

Compisizioni

(Cd, Soleluna/Universal, 2004)

Intervista raccolta il 6 febbraio 2004

Composizioni è il secondo album di Giovanni Allevi, (dopo 13 dita del 1997) e contiene brani originali interamente composti ed eseguiti dall’autore, in parte già presentati dal vivo davanti al pubblico di Jovanotti, in apertura dei concerti in cui poi Allevi sarebbe stato impegnato al piano, tastiere e di cui ha curato buona parte degli arrangiamenti.

Siamo di fronte ad un vero e proprio talento naturale, avido ed ingordo di musica (senza esserne mai sazio), curioso, in grado di spaziare tra i generei più diversi. A conferma dell’indiscutibile eclettismo musicale, Giovanni Allevi continua ad esibirsi sia per rassegne concertistiche di musica classica nei teatri italiani, sia nei festival (l’ultimo Arezzo Wave) di musica rock e jazz, fino alla recente perfomance nel “tempio del Jazz”, il Blue Note di Milano.

Ecco la chiacchierata che abbiamo avuto con lui, conferma che ci troviamo alle presse con un artista di enorme cultura, rara simpatia ed i piedi ben piantati per terra.

Rock Shock. “Composizioni” è il titolo del tuo lavoro in uscita. Cosa dobbiamo aspettarci?

Giovanni Allevi. Mi piacerebbe che “Composizioni” possa fare compagnia, possa diventare la discreta colonna sonora del vissuto di chi lo ascolta. Trovo che sia un progetto molto poetico, quasi all’antica, come una lettera d’amore scritta con la penna d’oca e consegnata ad un messaggero a cavallo…..eppure è attualissimo! E’ molto femminile, merito anche del suono del Bosendorfer Imperiale, particolarmente avvolgente, rotondo ma anche aggressivo. Sono fiero della sua femminilità perchè la donna racchiude il segreto del futuro! Con Composizioni…via tutto! Via l’elettronica, via il facile ben confezionato, via il fumo negli occhi! Largo alla vita vissuta, alla gente che la mattina si sveglia presto per andare al lavoro e ancora dorme sul tram, alla gioia di un cappuccino, ad un messaggino malizioso sul cellulare, alla letteratura, alla poesia!! Ai sogni di ognuno, non a quelli che gli altri vogliono per noi. Faccio il pianista, anche sperimentale se vogliamo, ma mi sento vicinissimo alla gente normale.

RS. Il cd esce distribuito dalla Universal ma, soprattutto, su Soleluna, l’etichetta di Jovanotti. Un altro segnale forte del tentativo di abbattere le etichette dei generi?

GA. I Presocratici contemplavano la realtà in tutto il suo misterioso e denso splendore, poi arrivò Aristotele con la sua mania di catalogare tutto. Ormai mi sembra giunto il momento di cambiare canale: a forza di mettere le etichette sopra ogni cosa si è creata una scorza che impedisce una conoscenza profonda di ciò che ci circonda e di noi stessi. Ma perchè la musica si struttura in settori etichettabili? Semplice! Per esigenze di mercato. La mia musica è musica e basta!

RS. Passi con disinvoltura dal jazz al rock, da sofisticati arrangiamenti orchestrali ad atmosfere sudamericane, dal Collettivo Soleluna alle sale degli auditorium, in quella che personalmente considero una sana schizzofrenia. Ma tu come ti senti? Provando a definirti come musicista a quali degli universi che frequenti ti senti più vicino?

GA. Mi sento vicino all’universo UOMO. Per me la musica è il pretesto per incontrare persone, gioire delle loro emozioni, condividere la ritualità di un concerto….c’è qualcosa di puro, di onesto, di etico perchè è difficilissimo suonare il pianoforte, devi dare tutto te stesso, follia e rigore. Il Collettivo Soleluna lo associo, ad esempio, ad una gloriosa partita a calcio che abbiamo fatto noi della Band (con due percussionisti brasiliani fuoriclasse) contro i tecnici, niente meno che allo stadio Flaminio di Roma. Ecco dove ti porta la musica: io compositore laureato in Filosofia, miseramente smarcato da un rude tecnico di palco!

RS. Qual’è l’ambito musicale che senti che manca ancora al tuo curriculum? C’è qualche artista italiano e/o internazionale con cui ti piacerebbe collaborare?

GA. Ora che sento di “aver dato”, cioè di aver coltivato il mio linguaggio musicale celebrandolo con la pubblicazione di un cd, mi piacerebbe dedicarmi agli estremi: gettarmi nel rock più scatenato oppure, approfittando della neonata piccola notorietà, fare musica classica ad altissimo livello collaborando con le orchestre. Artista italiano: Syria. Mi piace. E’ fresca e gentile. Artista straniero: Sting. Sta dimenticando le sue origini: forse non ricorda che possiede il dono di rendere immediate anche le soluzioni armoniche più inconsuete; la sua voce è uno strumento musicale.

RS.Porterai “Composizioni” in tour?

GA. Sarebbe troppa grazia! Sono un italiano in Italia, non ho un cognome illustre, non ho appoggi politici da nessuna parte ho solo musica e talento da offrire…fino a poco tempo fa pensavo ingenuamente che tutto parte dal basso…macchè! In Italia gli artisti (e non solo) ci sono imposti dall’alto e noi li amiamo in mancanza di alternativa. Forse all’estero…Ho appena spedito due cd a New York. Vi farò sapere!

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Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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