Cockoo
La teoria degli atomi
(Cd, Emi)
canzone d’autore, rock, alternative
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Sotto la teoria degli atomi, l’album di debutto della giovane band nativa di Asti, c’è molto più che un semplice progetto italiano. Max Zanotti (Deadsonika, Rezophonic) è riuscito a dare un’impronta ben precisa ad un mucchio (sebbene molto valido) di idee proveniente dalla mente dei Cockoo. Per la verità, la band è già da tempo sotto i riflettori: prima della registrazione di La teoria degli atomi, grazie alle ottime impressioni destate nei vari concorsi live nazionali ed internazionali, riescono ad esibirsi come gruppo apertura alle performance dei vari Negrita, Marlene Kuntz, Deep Purple e REM.
Dopo soli 4 anni, decidono di uscire ancor più fuori dall’anonimato con questo buonissimo La teoria degli atomi, album composto da 11 tracce con durata totale di oltre 45 minuti.
Pur raccogliendo molte influenze oltre oceaniche, il tessuto lirico rimanda alla tradizione italiana, ma non si ha mai il senso di fermarsi in un punto di riferimento, sia dell’una che dell’altra caratteristica: l’ecletticità musicale viene sottolineata da testi che spaziano in continuazione, parlando di realtà e illusione, di speranza e di disperazione, come se si volesse inquadrare in qualche modo attraverso la narrazione di storie quella che è la complessità del comportamento umano.
Il singolo è Voodootech, brano dai ritmi decisi in cui si racconta la storia di un “entità negativa” che ossessiona chi non riesce a tenere il passo della società, in continua corsa contro un tempo effimero.
Da sottolineare gli arrangiamenti in solo e i bellissimi puliti delle chitarre che fanno da intensificatori dell’atmosfera. Ideale, la opening act, viene introdotta da un arpeggio in tapping molto interessante e la voce di Andrea Cerrato narra con estrema personalità le sensazioni di un’amicizia tradita, che vanno trasformandosi dal dolore all’ira.
La traccia che da il nome all’album (La teoria degli atomi) parte con un ritmo in ascesa molto ben amalgamato, grazie alla forte intesa tra il batterista Slivio Colombaro ed il bassista Luca Genta. Anche in questo caso, il tema centrale è la mancanza di un punto di riferimento per l’uomo, specialmente quanto questo è circondato da incertezze. Le tastiere di Alberto Pozzo invece riescono ad inserirsi perfettamente nelle varie cornici musicali, senza mai essere di troppo all’interno della composizione strumentale.
L’album si chiude con Fenice, la batteria e il basso hanno lasciato lo stage ad una riverberata chitarra acustica ed agli strumenti sintetizzati in simil orchestra: è un monologo di dolore e di morte, sebbene alla fine, quando tutto sembra essere destinato a svanire, si riesca comunque a trovare la forza di andare avanti, cercando la felicità attraverso la grinta e la forza. Il primo lavoro dei Cockoo fa senz’altro da specchio per quello che sarà un roseo futuro musicale per la band.
Le basi ci sono tutte, la creatività, il gusto, la preparazione musicale, il testo (mai banale), sono un punto di continuità da coltivare e, se possibile, migliorare per arrivare a livelli sempre più alti. Un album ed una band da segnalare in positivo nel panorama nazionale.
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