Cleckhuddersfax
Open Back
(Cd, The Numismatist)
progressive, new wave
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Da dove possiamo partire quando ci accingiamo ad analizzare Open Back dei Cleckhuddersfax, dalla sperimentazione? Dal senso ritmico? Dal nuovo?
Se ci concentrassimo su questi punti potremmo scomporre il tutto e dare un’unica risposta, cioè che il cd accenna ad una nitida allegria ma non va oltre.
Non c’è niente che ricorda la novità, è una forma di sperimentazione chiusa, forse il messaggio potrebbe essere questo, ma al giorno d’oggi ci si dovrebbe evolvere, si potrebbe incontrare quello che c’è stato o più semplicemente reinventarsi; ma l’invenzione di sé avviene solo nel momento in cui si ha voglia di cose nuove e se c’è qualcosa da dire.
Purtroppo i Cleckhuddersfax non hanno voglia di esprimersi o forse l’espressione che vogliono dare è relegata a sé.
Partiamo dalla prima traccia: è una discussione tra campionatore, batteria e piano che diventa assordante, non ha una collocazione sensata; la traccia due è allegra ,il piano pare ispirarsi ai vecchi film muti al momento di una gag, i suoni sono incastonati al punto giusto; la traccia quattro è atonale, incostante a tratti noiosa e soprattutto ripetitiva; la traccia sei utilizza un timbro già sentito paragonato agli altri brani ascoltati nel cd, poco comunicativa; l’ultima traccia è un abisso senza vita, deplorevole è l’armonizzazione: un gracchiare che non ha un forte inciso.
Ci sono dei canoni da rispettare nella musica , c’è una gerarchia fissa , per quanto essa possa essere espressione di libertà, ma quando si supera questa soglia si rischia di incappare nello sfacelo.
Purtroppo Open Back dei Cleckhuddersfax è una rottura! Una rottura che non è capace di ricomporsi, una rottura per i nostri timpani.
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