È una gelida serata d’inverno di trentanove anni fa. Sono le 22.50 dell’8 dicembre. John Lennon sta rientrando presso la sua abitazione in compagnia dell’inseparabile Yoko Ono.
Si sente chiamare. Il tempo di voltarsi e cinque colpi di pistola lo raggiungono alle spalle. Arriva in ospedale già senza vita.
Invece di scappare, l’assassino si ferma su una panchina. Tira fuori una copia de “Il giovane Holden.”
Un testimone gli chiede se si rendesse conto del suo gesto.
Mark David Chapman alza agli occhi ed afferma candidamente “Si, ho appena sparato a John Lennon.”
Da pochi giorni in Italia è disponibile su Amazon Prime, Chapter 27, uno dei tanti film sulla morte dell’icona degli anni ’60, mai approdato nel nostro Paese e visto interamente dal punto di vista dell’assassino. Nonostante fosse risultato poco apprezzato da pubblico e critica, il film è e resta tra i più controversi degli ultimi vent’anni.
Diretto dallo statunitense Jarrett Schaefer, al suo esordio, la pellicola gli valse il Premio come Miglior Opera Prima allo Zurigo Film Festival.
Nel 2006 venne avviata una petizione con la quale il pubblico chiede all’industria cinematografica di boicottare la pellicola. Come ogni cosa che riguarda John Lennon, la sua morte è avvolta in un’aura di mistero come si conviene a personaggi che hanno connotato una generazione.
Ed è anche l’occasione per ricordare che nel teatro come nella letteratura, nel cinema come nello sport è stato sempre un susseguirsi di rivalità più o meno accese che hanno fatto la storia. Non poteva fare eccezione la musica.
Come dimenticare quella fra Hemingway e Borges, tra Frank Sinatra e Marlon Brando o quella tra Rivera e Mazzola che hanno segnato un’epoca. Tuttavia, quella tra John Lennon e Mick Jagger è probabilmente quella che ha fatto più discutere.
Perché non è stata una rivalità solo nello spettacolo ma nella vita. Molto più sottile, cervellotica, talvolta burrascosa ma leale.
Dici Lennon e pensi Beatles, dici Jagger e pensi Stones quasi come se fossero dei sinonimi con tutto ciò che ne consegue in termini di vissuto personale, atteggiamenti più o meno al limite.
Tuttavia, risulta ardua impresa paragonare un personaggio con portamenti da guru, l’occhialetto e la pettinatura a caschetto, pacato ed anche un po’ saccente con quella vocina leggera (Lennon) con l’incarnazione dello show, la capigliatura arruffata pura potenza emozionale come il ruggito di un leone come Jagger. Troppo attraente in un periodo di ribellione politica e sociale.
Jagger rappresentava la volontà di cambiare il sistema, Lennon, al cospetto sembra uno studentello tutto peace e love, assolutamente succube (n.d.a) della sua musa Yoko Ono.
Le differenze tra i due gruppi sono tante: sociali, musicali, di pensiero e look. Sotto questo aspetto, illuminante è la scherzosa dichiarazione di Tom Wolfe secondo il quale “I Beatles vogliono tenerti per mano, gli Stones vogliono radere al suolo la città.”
Secondo il saggista John Mc Millan, autore del celeberrimo “Beatles vs Stones”, bisognerebbe partire dalla provenienza sociale dei membri del gruppo; i Beatles provenivano dal Nord povero di Londra, i secondi dal Sud borghese.
Dopo un’accurata azione di maquillage, le posizioni si invertono. Si pensa che stare dalla parte dei Beatles così compiti, camicia allacciata fino all’ultimo bottone significhi essere perbene, seguire le regole, essere conformisti.
Di contro, i fan degli Stones erano definiti quelli che volevano radere al suolo la città, darle fuoco sprezzanti dell’ordine costituito.
Ed è lo stesso McMillan ad affermare ancora che “I Beatles erano dei teppisti che venivano fatti sembrare bravi ragazzi, mentre i Rolling Stones erano dei gentlemen trasformati in teppisti dai rispettivi agenti e produttori.”
John non ci sta, non accetta questa visione e ribatte in un’intervista dove afferma testualmente “Se gli Stones erano rivoluzionari, lo erano anche i Beatles. Li ho sempre ammirati. Mi piace il rock and roll e la direzione che hanno preso dopo che hanno superato il tentativo di imitarci”.
Mentre secondo Mc Cartney, per affermare la prevalenza dei primi sui secondi, afferma che gli Stones erano troppo ingessati in uno stile (blues) mentre i Beatles avevano sperimentato molte più forme di sonorità.
Fatto sta che i seguaci dei Beatles erano rimasti a ragazzine deliranti mentre gli Stones avevano fatto breccia tra bohèmien ed intenditori.
Il culmine della rivalità, fatta da battute e sarcasmo reciproco nonostante un rispetto di fondo, arrivano da Lennon che definì Jagger “una barzelletta, Un buffone, con tutte quelle sue danzettine. Parlava male dei Beatles, però ci copiava. Ogni cosa che producevamo, loro la facevano uguale.”
Quasi incurante di queste affermazioni, il front man degli Stones replicò che “la grande differenza, consiste nel fatto che i Rolling Stones sono una grande band da concerto, i Beatles non hanno nemmeno mai fatto un tour nell’arena, Madison Square Garden con un sistema audio decente. Si sono sciolti prima che iniziassero gli affari, i tour in realtà.”
In ogni caso, sincera o costruita ad arte, la rivalità tra le due band ha dato modo ad altri artisti di (provare) a confrontarsi con loro, a sperimentare, a trarre il meglio da entrambe.
Troppo diversi gli Stones dai Beatles perché la polemica possa giungere ad un punto, anziché, come è certo (n.d.a.), essere necessariamente destinata a continuare nel tempo rappresentando non solo una rivalità professionale ma soprattutto personale.
Mettetela come volete ma gli Stones sono stati precursori e visionari del rock mentre i Beatles si sono limitati a pezzi orecchiabili che hanno sì riscosso il loro successo ma la cattiveria artistica degli Stones era ed è altra cosa.
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