Antonio Cavicchi, Ares Tavolazzi, Riccardo Biancoli
Bill’s Heaven To Bill Evans
(Cd, Silta Records/I.R.D., 2008)
jazz
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“…così vanno le cose, così devono andare…” cantavano qualche tempo fa i CSI di Giovanni Lindo Ferretti. Capita così che un cd, arrivato nel bel mezzo di un’afosissima estate, venga momentaneamente accantonato e messo da parte, causa anche un deprimente trasloco ed un ben più esaltante matrimonio. E che quella che all’inizio sembrava una congiura contro l’incolpevole dischetto, si è poi rivelata la sua fortuna, perché ripreso a distanza di mesi dalla sua uscita ed ascoltato con l’attenzione che merita(va), e con il mood giusto, complice un autunno piovoso, questo Bill’s Heaven To Bill Evans, straordinario omaggio all’arte ed alla musica del compianto pianista americano, è davvero capace di portarti in paradiso.
Straordinario, ovvero inteso come fuori dall’ordinario. Intanto perché, mancando del tutto il pianoforte, questo progetto è teso ad esaltare la figura del musicista e compositore. E soprattutto perché le re-interpretazioni dei suoi brani, offerte dalla sensibilità e dal tocco lieve del TRIO composto da Antonio Cavicchi alla chitarra, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Riccardo Biancoli alla batteria, hanno un’eleganza ed un equilibrio assolutamente non comuni.
Il modo in cui i tre musicisti italiani riescono a far dialogare tra loro i rispettivi strumenti, creando un tappeto sonoro solido e ben intrecciato nella trama delle singole improvvisazioni, rimanendo comunque liberi di sperimentare ma senza parlarsi mai addosso, è un altro dei motivi che rendono Bill’s Heaven To Bill Evans un lavoro straordinariamente esaltante.
Le nove tracce dell’album, oltre a contenere alcuni brani dello stesso Evans (Turn Out The Stars, Periscope, Show-tipe Tune, Funkallero), contengono anche un paio di standard (I Fall In Love Too Easily e How Deep Is The Ocean) e alcuni brani scritti per lui da Earl Zindars (Mother Of Earl e How My Heart Sings. Conclude la track lists una esotica e gustosa Down From Antigua, scritta dal chitarrista statunitense Jim Hall, già collaboratore in passato con il maestro Evans.
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