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Carlo Spera: Electric Sky Music

Sonorità fuori dal comune per il poliedrico artista sardo dal nome d'arte. Messa a riposo la voce, a segnare questa seconda prova provvede un mix esplosivo di musica lounge andata in acido, distorsioni noise ed una spruzzatina di free jazz; il tutto reso teso e vibrante da un'elettronica sensuale e ad alto tasso adrenalinico

Carlo Spera

Electric Sky Music

(Cd, Music Factory, 2008)

electro

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skyUn segnale stradale, inchiodato alla bell’è meglio su di un palo, si staglia contro un cielo carico di tensione. L’indicazione sta ad indicare che lì, da qualche parte sotto quell’immenso blu elettrico, prima di intraprendere il cammino, bisogna dare la precedenza, cedere il passo e fare molta attenzione. Nonostante le avvertenze, Carlo Spera (al secolo, Carlo Porrà), che quel cartello l’ha piantato sulla copertina del suo secondo album, Electric Sky Music, sembra proprio non essere interessato ad evitare la collisione. Anzi, siamo convinti che in cuor suo non aspetti altro che ciò avvenga e che in tanti, alla fine, siano coinvolti in un benefico, seppur devastante, crash multisensoriale.

Dopo aver raccolto unanimi consensi, in Italia e all’estero, in occasione del suo primo lavoro (Sto Correndo, uscito nel 2004 per la Videoradio di Milano a firma Carlo Spera & Stereonoise, quindici brani tra jazz, elettronica e musica d’autore), nel 2006 ha dato vita al laboratorio di musica sperimentale Stereonoise Music Factory con il quale ha portato a compimento questa sua seconda e coraggiosa opera.

Accompagnato nell’avventura, ancora una volta, dalla tromba ipnotica e sinuosa di Mario Massa, Carlo Spera (e la sua nuova label) ci regalano quarantacinque minuti di affascinanti allucinazioni sonore in cui a tratti, tra i soffici vapori elettrici, ci sembra di riconoscere le immagini distorte di un Miles Davis sovrapposte ad altre in cui è Keith Jarrett a fare capolino tra l’incedere dei bpm.

Sperimentale, trasversale, contaminato, psichedelico che sia, Electric Sky Music è un disco che merita di essere ascoltato. A patto, però, di lasciarsi guidare solo dal proprio istinto e di non fidarsi di nessuno. Tantomeno dei segnali stradali.

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Ivan Masciovecchio
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