Cannibal Corpse
Evisceration Plague
(Cd, Metal Blade Records)
death metal
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I Cannibal Corpse rappresentano senza ombra di dubbio l’essenza di quello che nello slang della musica estrema, da sempre molto fantasioso e per certi versi quasi snervante, rappresenta il cosiddetto “brutal-gore” ovvero un death metal tipicamente a stelle e strisce sparato alla velocità delle luce, con un growling ai limiti dell’umano e testi tipicamente splatter.
Numerosi sono stati gli alti e bassi della band Floridiana nel corso della loro ormai ventennale carriera, periodi di stanca prevalentemente segnati dall’abbandono di Chris Barnes dietro al microfono che non pochi problemi ha causato specie in tema di songwriting al combo.
Eppure eccoli ancora sulla cresta dell’onda, forti di uno zoccolo duro di fans resistito anche quando il death non andava più di moda e quando le nuove leve del metal imponevano i trends del momento.
Certo, sembra quasi impossibile ripercorrere le gesta dei primi anni ’90 tenendo anche conto che ormai già quasi tutto è stato detto in quest’ambito musicale per certi versi chiuso su sè stesso, ma Evisceration Plague fa decisamente il paio col suo predecessore Kill che tre anni orsono aveva riacceso la fiammella di interesse intorno al nome Cannibal Corpse.
L’album in questione continua ovviamente a seguire le coordinate tipiche del genere, riffing veloce, roccioso e tecnico allo stesso tempo, poco spazio a melodia e growling serrato del vocalist George Fisher.
Fin qui nulla di nuovo sotto il sole se non qualche accortezza che per quanto flebile non può non passare inosservata e riguarda gli elementi che presi complessivamente mostrano come gli statunitensi siano capaci di variare registro. Partiamo dalle vocals che per quanto imperniate sempre sul classico cantato gutturale lasciano quasi un’apertura all’espressività elemento questo che per quanto possa far storcere il naso ai cultori del genere alla fine si rivela una scelta azzeccata sempre vista nell’ottica generale del sound.
Ed è proprio nel sound stesso che viene confermata una piccola evoluzione rispetto al passato e che va a fare il paio col disco precedente; ora non esiste solo e soltanto il brano “tipo” dei Cannibal Corpse ma piuttosto l’album scivola via veloce passando dalla velocità di capitoli come Priests of Sodom o Scalding Hail a brani più rocciosi ed oscuri come la title-track (probabilmente il miglior brano dell’ultimo corso dei Cannibal) o Unnatural.
Insomma Evisceration Plague è un album discreto, prodotto molto bene, maturo a livello di songwriting ma che paga solo i soliti continui ed inevitabili paragoni con i Cannibal Corpse del primo corso. Sia chiaro che nessuno chiede o si aspetta la riproposizione dei classici dei nostri, ed è proprio per questo che il lavoro rappresenta decisamente un validissimo nuovo capitolo nella carriera della band.
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