Caluvia
Insane
(Taxi Driver Records)
heavy blues, psych, fuzz, doom, stoner
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Un vecchio detto popolare recita: “Il tuono arriva subito dopo la saetta”.
Caluvia, in dialetto aretino, significa “scintilla di fuoco”, oppure “saetta”. Nome decisamente azzeccato per i Caluvia, band heavy stoner psych nata a Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena e formata da Luca Corsini (chitarra e voce), Matteo Verdicchio (basso) e Leonardo Boccacci (batteria).
A distanza di tre anni dalla pubblicazione del debut EP omonimo, e dopo numerosi tour in giro per lo stivale, i Caluvia tornano pubblicando il loro primo LP dal titolo Insane, anticipato dall’uscita del video Goat’s Friend (primo singolo estratto) e rilasciato il 22 marzo scorso per l’etichetta genovese Taxi Driver Records, label indipendente già da diversi anni in prima linea nella scena alternative rock underground italiana e straniera.
Vi chiederete cosa c’entrano l’elettricità del deserto e le strade polverose del sud della California con un borgo medievale della provincia di Siena dedito alla lavorazione del cristallo. Per capirlo, è sufficiente ascoltare il nuovo lavoro discografico del power trio colligiano, prodotto da Damiano Magliozzi del Soundy Studio di Siena e registrato interamente in presa diretta.
Il nuovo album dei Caluvia, composto da otto brani, mostra caratteristiche sonore più elaborate rispetto all’EP d’esordio; una release che nasce dal monte sciamanico Tucumcari (prima traccia dell’album) e si sviluppa attraverso le accordature basse e ronzanti tipiche della tradizione stoner californiana, tra sonorità di origine southern, riff psychedelic blues di matrice anni Settanta, frenetiche jam session tribali e le fluttuanti atmosfere lisergiche provenienti dalle lande bucoliche senesi. Insomma, la scelta antiestetica di andare avanti guardandosi indietro.
Le tematiche introspettive di Insane, invece, ci trascinano giù, nella dimensione più arida e perversa della natura umana, attraverso un lamento esistenziale allucinogeno che trova sfogo nell’alienante stato mentale di ogni singolo individuo.
Probabilmente, bisogna essere folli per capire questo mondo così malato. Proprio come cantavano gli svedesi The Ark diversi anni fa: “It Takes A Fool To Remain Sane”.
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