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Bullet For My Valentine: Fever

Tornano Matt Tuck e soci con un album che lascerà a bocca asciutta tutti coloro che si aspettavano un ritorno alle sonorità di The Poison ma che, grazie ad un sound che tende ad imitarsi senza troppe pretese, riuscirà ad accontentare tutti gli altri

Bullet For My Valentine

Fever

(CD, Jive Records)

metalcore, screamo

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Quando i Bullet For My Valentine hanno dichiarato che avrebbero fatto di quest’album  un ritorno al sound esplosivo del loro primo The Poison, beh, gli ho creduto. Così come avevo creduto loro quando parlavano di mirabolanti meraviglie riguardanti il loro secondo Scream Aim Fire che in seguito si è dimostrato non brillare per la sua seducente aggressività ma che ce li ha fatti guardar prendere una deriva…chiamiamola fashion. Non proprio il massimo per una band metalcore ma che, sicuramente, giovani leve di divoratori di screamo adorano ascoltare.

Ed ora, cosa abbiamo? Abbiamo Fever. Un lavoro nuovo, lucido e profumato. Un piatto invitante davanti ai nostri occhi. Per alcuni le prime perplessità a riguardo potrebbero nascere già venendo a sapere il nome del loro produttore: Don Gilmore che si cela dietro gruppi come Linkin Park, Lacuna Coil, Good Charlotte ed Avril Lavigne, tanto per citarne alcuni. Artisti di gran talento diventati macchine da soldi. E, forse, questo è quello che vogliono loro ma noi, cosa vogliamo?

Di certo qualcosa in più. Qualcosa in più che non riusciamo a trovare neanche in questa nuova release del gruppo britannico. Release che parte bene con un trio di canzoni forti: Your Betrayal, Fever e The Last Fight. Si susseguono incessanti con la formula ormai consueta al quartetto che alterna parti battenti a momenti più lenti e cadenzati. E lo stesso vale per il cantato. Niente male. Si prosegue con la ballata A Place Where You Belong, lenta e struggente con batteria calma ed un incisivo uso del basso. Traccia che apre perfettamente la strada alla più forte Pleasure And Pain. Un buon lavoro. Dopo di che il lento declino. E nient’altro da aggiungere. Le tracce seguenti iniziano a perdere tono. Perdere di vigore. Iniziano a farsi sempre più monotone. Sembra di ascoltare un gruppo che sta cercando di imitare se stesso senza riuscirci granché.

Ma, forse, è solo colpa delle mie elevate aspettative. Troppo elevate, mi viene da pensare.

In definitiva un album che spopolerà nelle radio, che spopolerà tra i ragazzi, che spopolerà tra i loro assidui fan che mai sognerebbero di tradire il loro gruppo preferito.

Se invece siete tra coloro che hanno ascoltato The Poison e ci avevano creduto, rimarranno con un sapore un po’ amaro in bocca e la voglia di sapere dove sia andato a finire tutto il genuino talento di Tuck e soci.

Che sia stato portato via da quella stessa pioggia che li bagnava in un loro famoso video?

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