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The Brian Jonestown Massacre: Revelation

I californiani The Brian Jonestown Massacre con Revelation riportano la calda polvere frikkettona che non conosce tempo, un disco che suona cose di ieri e le trasforma in suoni odierni, ma senza i capelli lunghi

The Brian Jonestown Massacre

Revelation

(A Revelation)

psichedelia

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The Brian Jonestown MassacreLa Frisco di Anton Newcombe e i sodali The Brian Jonestown Massacre è sempre ben saldata nella psichedelica beatnik Seventies, le lunghe suite allucinate e gli sferragliamenti – ora elettrici ora acustici – di chitarre ipnotiche sono la costante ibrida di un suono che oramai è un must per cultori di echi, riverberi frikkettoni; Revelation è il loro quattordicesimo disco in studio per una carriera da alamari lucenti e dolci deliri epocali, un suono che resiste nel tempo e ogni volta riorganizza ricordi e testimonianze libertarie e con la testa magnificamente tra le nuvole.

Un perfetto mix di 13th Floor Elevators, Velvet Underground e Black Rebel Motorcycle Club che ha il cuore e le corde sonore di un benessere d’ascolto non truccato, ma vero nelle sue transvolate “acidognole” e pieno di quelle estetiche traducibili in “armonico vintage” al quadrato.

I californiani attraversano una emozione ibrida, mettono nella loro miscela di suoni, il pop, il field boschivo di Second sighting e le trame lisergiche di Unknow che sono tutt’uno per pastorali e radenti di efficacia sognante, inoltre la danza tribale ipnotica che circola in What you isn’t e lo stimolo stonesiano che aggancia Goodbye (Butterfly) possono assumersi l’onere e il piacere di condurre l’ascolto dentro questo bel lavoro che – tenacemente legato a polveri e chincaglierie soniche d’altri tempi – risulta comunque contemporaneamente retrò da fare invidia a molti e molti ancora.

Un bel sentire! Della serie la classe non è acqua, e nemmeno acetello.

 

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Max Sannella
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