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Bob Dylan, finalmente arriva un nuovo album di inediti

Ecco l’annuncio dello stesso Bob Dylan. Il 19 maggio il Menestrello di Duluth, a 79 anni, torna con un nuovo album di inediti.

La notizia era nell’aria, da giorni le voci si rincorrevano con una certa insistenza tra gli addetti ai lavori. E alla fine, ecco l’annuncio dello stesso Bob Dylan. Il 19 maggio il Menestrello di Duluth, a 79 anni, torna con un nuovo album di inediti, otto anni dopo l’ultimo capolavoro Tempest.

L’album avrà il titolo di My Rough and Rowdy Ways che, tradotto, starebbe a significare più o meno mani rotte e turbolenti, come quelle che per anni hanno accarezzato una chitarra creando sonorità e storie quasi spirituali.

Premio Pulitzer per la poesia e Nobel per la letteratura, autore di successi indimenticabili: da Blowin’ in the Wind a Mr. Tambourine, da Like a Rolling Stone a Hurricane a Knockin’ on Heaven’s Door (soltanto per citarne qualcuni) Dylan non è solo un musicista ma molto di più.

Simbolo e rappresentante dei tanti giovani che protestavano nel dopoguerra. si rimette dunque in gioco con un doppio album che conterrà dieci tracce e che sarà disponibile sia in digitale sia in vinile.

Uomo dalle tante sfaccettature, imprevedibile ed estroverso. Di certo non verrà dimenticata l’esibizione nel ’97 davanti a Papa Giovanni Paolo II.

Concerto storico alla fine del quale si toglie la chitarra, si dirige verso il Papa e fa un breve inchino. Nessuno avrebbe mai immaginato di vedere una simile scena.

L’album è stato anticipato da due singoli che comunque faranno parte dello stesso, ossia I Contain Multitudes, canzone di apertura dell’album e Murder Most Foul, un brano epico della durata di quasi 17 minuti, che, nel formato doppio CD, sarà presente come unica traccia di uno dei 2 dischi.

 

Altro brano che precede l’album, False Prophet, è un classico blues che più blues non si può, che si innesca nella tradizione americana, raccontando in note i temi principali della produzione artistica dell’autore. In essi Dylan racconta uno spaccato dell’America anni ‘60. Da Kennedy a Luther King, dalla Bibbia passando per il buddhismo zen. Come sempre, i pezzi di Dylan necessitano di un po’ di tempo per essere compresi.

“Non sono un falso profeta, so solo quello che so, vado dove solo le persone sole possono andare”, recita il testo, “non ricordo quando sono nato e mi sono dimenticato quando sono morto” e ancora, “ho aperto il mio cuore al mondo e il mondo è entrato.”

E poi l’amore, gli inganni della vita, il tutto condito da riferimenti spirituali e biblici agli eterni misteri del mondo; cantando di tradimenti. Senza dimenticare l’autobiografia del “poeta” in chitarra Chronicles Vol. 1.

Per 19 settimane è stata nella lista dei migliori best seller del New York Times e che recentemente è stata definita da Rolling Stone come la più grande autobiografia rock di sempre.

Nulla è lasciato al caso, anche la copertina sulla quale spicca uno scheletro ben vestito dietro il quale si riflette sul muro rosso sangue, l’immagine di un uomo impiccato.

Sull’argomento si sono scatenate le migliori fantasie su quale fosse lo scopo, il messaggio di un’immagine del genere.

La verità è che Dylan si è ispirato a The Shadow (L’Uomo Ombra in italiano, ndr) il personaggio misterioso creato da Walter B. Gibson, dal 1931 protagonista del primo magazine pulp interamente dedicato a un singolo ‘character hero’, personaggio eroe.

Insomma, le premesse ci sembrano buone. Non resta che aspettare l’uscita per godersi l’intero album che, ancora una volta, siamo certi saprà stupire.

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