AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Black Sheep: recensione disco omonimo

Primi passi per i piacentini Black Sheep, che mettono insieme otto brani di metal melodico, tra cui una versione rimaneggiata di un brano dei Beatles

Black Sheep

s/t

(Autoproduzione)

heavy metal

______________

La strumentale Metal Gate ci introduce al massiccio heavy metal dei piacentini Black Sheep, che hanno autoprodotto il loro primo album composto da otto brani, tutto cantato in inglese, dopo una militanza in alcune tribute band di Van Halen e Deep Purple. Due anni fa Paolo Veluti e Luigi Stefli hanno deciso di fare il passo successivo al suonare cover di artisti a loro graditi, ed è nata l’idea di comporre pezzi propri cercando nel frattempo un paio di elementi da aggiungere al gruppo.

Lo sforzo impiegato ha prodotto in totale autonomia un discreto album dove anche i nuovi arrivati Stefano Schembari e Corrado Bertonazzi hanno collaborato alle idee per arrangiare le canzoni. Dopo il primo brano, Bridge of Death si fa aggressiva e I Tourch The Sky with my Hands appare più morbida ma non meno incisiva. In Nothing but My Anger scorgiamo un’apertura di pianoforte che lascia poi spazio ad un rock tirato.

Riff ancora più pesanti si susseguono in Shining Stars, ma l’episodio più curioso proviene da una cover: visto il passato legato a Motley Crue, Metallica e Black Sabbath, dai Black Sheep ci si aspetterebbe un brano arrivato da questi gruppi della scena metal. Invece a sopresa ci presentano una versione alternativa di Lucy in the Sky With Diamonds dei Beatles. Il risultato è piacevole, considerando che la voce di Paolo è equilibrata e apprezzabile, anche se da migliorare, come tutte le capacità tecniche del gruppo, sulla buona strada, ma certamente più che sufficiente per realizzare un album di presentazione.

Dal mio punto di vista le capacità compositive migliorabili lasciano buone prospettive per il loro futuro, perché per esempio sia nello strumentale introduttivo che nella conclusiva This Street il chitarrista Luigi Stefli si lascia andare ad ottimi assoli che a volte mi ricordano quelli di Frank Hannon dei Tesla. In definitiva il disco piace, e senza togliere nulla a chi ha prodotto il disco indubbiamente nelle mani di un professionista la band riuscirebbe ad ottenere risultati sicuramente importanti. Il disco si può scaricare gratuitamente dal sito della band, dategli pure un ascolto.

Sito web: blacksheeprockband.blogspot.it

Gli ultimi articoli di Luca Paisiello

Condivi sui social network:
Luca Paisiello
Luca Paisiello
Articoli: 491