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Black Rainbows: Carmina Diabolo

Con il loro secondo full-length i Black Rainbows ci regalano un mondo a metà strada tra Deep Purple ed Orange Goblin. Da ascoltare se si amano i particolari meandri dello stoner rock

Black Rainbows

Carmina Diabolo

(CD, Longfellow Deeds)

stoner, psichedelia

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Black Rainbows: Carmina DiaboloC’è una via, a metà strada tra lo stoner rock e lo psych rock. Ed è su questa via che si collocano i Black Rainbows, trio romano formato da Gbriele Fiori (guitars and vocals), Daniele Conti (drums) e Marco De Masi (bass). Ed è proprio percorrendo questa via che nasce il loro secondo album Carmina Diabolo.

Dieci tracce delle cui influenze potremmo star qui a parlare per ore. Potrei citare Deep Purple e Black Sabbath. Ma, più di tutti, salta all’orecchio un sound che rimanda la mente agli amati, amatissimi da sempre, Orange Goblin.

E sin dal brano d’apertura Himalaya, si capisce come le melodie sempre un po’ trasognate di questi ben più famosi gruppi pervadano come un alone sottile tutta l’aria di questo album in cui sono la parte vocale ed il basso, con le sue frequenze gravi, a fare la parte del leone. E voglio continuare citando Under The SunReturn To Volturn, terza ed ottava track rispettivamente, che brillano per una maggiore rapidità d’esecuzione ed una maggiore godibilità d’ascolto in quanto ben ritmate e mai ripetitive.

Ripetitività che, purtroppo, contraddistingue parte di questo, comunque, buon lavoro. Peccato veniale, se vogliamo, in quanto sicuramente dettato solo dalla volontà di avvolgere l’ascoltatore in una erta nebbia psichedelica ma che, a lungo andare, potrebbe sortire l’effetto indesiderato di annoiarlo un po’.

In ogni caso questi tre ragazzi hanno in dote delle buone capacità, ed indiscussa è la mia stima verso di loro per aver avuto il “coraggio” di addentrarsi in un territorio inconsueto e particolare. E chiunque, come me, ama esplorare questo territorio non potrà non dare una possibilità a questo gruppo. E non potrà fare a meno di apprezzarlo.

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