Black Mountain
Wilderness Heart
(Cd, Jagjaguwar, Outside Music)
hard rock
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Anche solo a vederli, i Black Mountain sembrano usciti dagli anni ’70, con quell’aria smaccatamente vintage che si diffonde a macchia d’olio. Del resto è proprio da quel decennio che proviene gran parte degli spunti per le loro sonorità, curvate e tirate in più direzioni diverse in Wilderness Heart, che aggiunge un terzo tassello alla loro discografia.
Il quintetto canadese dà vita a un album vibrante, corposo e indiavolato. Hard rock, rock psichedelico, folk, si inseguono e si intrecciano nel corso dell’album, così come si intrecciano le voci di Stephen McBean e Amber Webber nel denso, ronzante The Hair Song o ancora di più in Roller Coaster, lento e stratificato, scandito da chitarre affilate.
La tensione sincopata di Old Fangs si contrappone al clima morbido e rilassato di The Space Of Your Mind, mentre un ritmo veloce, effetti psichedelici e assoli di chitarra ossessivi popolano Let Spirits Ride. Per cambiare ancora con gli abissi scuri e malinconici di Buried The Blues e lo spettrale Sadie.
Dunque sapore nostalgico, ispirazioni multiformi, energia ben canalizzata creano un percorso sinuoso, accompagnato da un suond a volte elegnate e a volte feroce, pieno di bivii e divagazioni sognanti, in cui però sembra mancare una meta vera e propria. Perché nonostante Wilderness Heart sia un album molto ben costruito e di piacevole ascolto forse il suo difetto è quello di rimanere in qualche modo generico, molto concentrato sul creare grumi di generi e suggestioni del passato, di cui spesso è sovraccarico, lasciando in secondo piano incisività e fisionomia di insieme.
I Black Mountain saranno a Roma il primo ottobre.
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