Berlin Rom Express 2022
Roma, Accademia Tedesca, Villa Massimo, 9 settembre 2022
live report
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André Jürgens e Carsten Nicolai aka Alva Noto fanno gli onori di casa nella sede dell’Accademia Tedesca di Villa Massimo, Roma, per la quinta edizione di Berlin Rom Express. Di fatto s’è trattato di un vero e proprio party post-pandemia, con un’unica (notevole) eccezione.
Andati sold out in meno di 2 minuti i biglietti disponibili (come al solito, gratuiti), la scena che si presenta prima dell’apertura del portone della magnifica Villa Massimo è ormai la solita: tantissimi appassionati di musica elettronica che prima provano a elemosinare qualche biglietto tra i presenti in fila e poi provano ad impietosire l’impassibile servizio d’ordine, a conferma di come Berlin Rom Express sia un appuntamento imprescindibile per ogni buon appassionato di suoni digitali.
4 artisti musicali + 1 video-artist (Markus Heckmann, fedele collaboratore di Alva Noto): il programma si sviscera in poco più di 3 ore. A valorizzare il tutto – oltre la splendida cornice architettonica – anche e soprattutto un impianto audio pazzesco, generoso, analitico, emozionante, rinforzato da 4 subwoofer in grado di restituire bassi tellurici.
Musicalmente com’è andata? Bene, ma non benissimo, come dicono i più giovani sui social.
Per quanto mi riguarda – da sempre appassionato più di ricerca sonora che di ritmi danzerecci – la stella della serata è stata CoH (che si traduce sonno), al secolo Ivan Pavlov (Иван Павлов). Al russo di stanza in Svezia è toccato l’onore e l’onere di aprire la serata.
Musicalmente è attivo dal 1995 e la sua discografia è sterminata; fa parte della nutrica schiera degli artisti di laptop music post-techno, quelli più sperimentali proprio come piacciono a me. Vive facendo l’ingegnere del suono e spesso fissa su disco le sue pulsioni artistico-musicali.
CoH stasera si prende la sua mezzoretta per suonare prevalentemente il suo recente WYGG [While Your Guitar Gently], in cui – senza rinunciare alla ricerca – esplora i meandri del pop e del rock (sul disco c’è anche una astratta cover di Heat dei Soft Cell). Tra corde acustiche campionate (o sintetizzate?), riff scolpiti, giochi di jitter, risonanze che arrivano allo stomaco e sofisticate trame di glitch, Ivan gigioneggia con alcuni stop-and-go, ma soprattutto si dimostra in grado di tirare fuori inedite sfumature da strutture classiche, indifferentemente pop di matrice Beatles e techno, rendendo tutto post. Magistrale.
Stefan Goldmann è anche lui catalogato tra gli artisti post-techno. Arriva a Roma forte di una fama internazionale maturata anche e soprattutto in ambienti colti (musiche per balletti, teatro e film), ma stasera sfodera i muscoli e inizia a far ballare la platea a forza di loop, raster e campionamenti presi da chissà dove. Il suo gioco consiste nell’infondere continue variazioni nella forma tipica della techno, lasciandola sempre e comunque riconoscibile. Soprattutto nell’ultima parte, però, la monotonia della parte ritmica – probabilmente pensata solo per far ballare il pubblico meno sofisticato e figlia delle sue esperienze nei club – ha preso il sopravvento e ha offuscato le ottime cose espresse nella prima parte del set.
Sedaf Adasi era attesa con moltissima curiosità, dato che quella di ieri sera è stata la sua prima esibizione italiana in assoluto. Di origine turco-albanese, è nota oprattutto come conduttrice di un programma televisivo e come produttrice, ma negli ultimi anni ha maturato una significativa esperienza nei club tedeschi come Dj. Il suo – infatti – un vero e proprio dj-set che mescola con sapienza techno e house, molto disinvolto nel prendere lidi anni ’90 e molto ruffiano (ma non c’è niente di male) nel piazzare Sing It Back dei Moloko in scaletta come brano spartiacque tra la prima parte (techno) e la seconda (anni ’90 / pop). Abbastanza divertente, tecnicamente piuttosto convenzionale.
A chiudere i giochi arriva sua maestà Alva Noto, artista capace di lasciare a bocca aperta con installazioni museali, dischi techno-glitch muscolari e sofisticatissimi viaggi ambient (recuperate la serie Xerrox, ma anche e soprattutto la sua glaciale cover di A Forest dei Cure). Instancabile ricercatore, autore di vere e proprie sculture sonore, sfoga le sue pulsioni più istintuali con dei tanto rari quanto legendari dj-set, tecnicamente da lasciare a bocca aperta e realizzati con il solo ausilio di un iPad Pro (dotato di un’app che non sono mai riuscito ad identificare).
Carsten Nicolai (questo il suo vero nome) stasera è apparso però un po’ troppo ruffiano, troppo dedicato a far divertire un pubblico equamente diviso tra appassionati di sofisticatezze a base di silicio e clubbers imperterriti. Alva Noto stasera ha pensato solo ai secondi. Ai primi non è restato altro che lasciarsi trasportare dai suoi ritmi ipertrofici e festeggiare un (quasi)ritorno alla normalità dopo una pandemia che fatichiamo a lasciarci alle spalle e che abbiamo fretta di dimenticare.
L’Accademia Tedesca ancora una volta s’è dimostrata un padrone di casa squisito e ci auguriamo caldamente che continui a deliziarci a lungo con serate come questa.
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