Belle & Sebastian
Belle & Sebastian Write About Love
(Cd, Rough Trade)
indie pop
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Rilassante…estremamente rilassante. Potremmo riassumere così il contenuto dell’ottava fatica in studio degli scozzesi Belle & Sebastian, trascinati dalla soffice voce di Stuart Murdoch. Non che il passato ci potesse far prospettare nulla di molto diverso da un prodotto di questo genere, ma di certo era difficile aspettarsi un lavoro così capace di trasmettere serenità. E, specifichiamo, questo non è che sia un gran pregio.
Belle & Sebastian Write About Love si dilunga, infatti, in una rassicurante mediocrità, non priva di pregi, ma pur sempre mediocre. Le undici tracce della versione base non presentano infatti gravi insufficienze o lacune incolmabili. Ma semplicemente si trascinano, tra atmosfere ovattate, mai confuse ma spesso vuote o evanescenti, fino ad un inconcludente finale (Sunday’s Pretty Icons).
E pensare che l’inizio era molto promettente. Il brano d’apertura I Didn’t See It Coming, con la sua deliziosa melodia pop un po’ frizzantina si lascia ascoltare con piacere, ed è uno dei punti migliori del cd. Molto piacevoli anche la morbidissima traccia tre Calculating Bimbo, il duetto con l’attrice Carey Mulligan nel brano da singolo Write About Love, l’orecchiabile e leggera Read the Blessed Pages, e la simpatica I Can See Your Future, penultima canzone dell’album.
Un discorso a parte meritano il brano I’m Not Living in the Real World, particolarissima traccia che nelle atmosfere fiabesche mi ha ricordato, non me ne vogliate per il paragone piuttosto eretico, alcuni brani del primo album dei Pink Floyd con Syd Barrett (lo storico The Piper at the Gates of Dawn). Ma è sicuramente il duetto con la talentuosa cantautrice Norah Jones nel brano Little You, Ugly Jack, Prophet John il miglior momento di questo lavoro, merito non solo della suadente voce dell’artista newyorkese, ma anche e soprattuto dell’effetto di grande simbiosi emotiva che i due cantanti riescono a trasmettere nei quattro minuti e mezzo di durata del pezzo, contenente anche l’assolo più gradevole dell’album.
Il rimanente non riesce a dare altro che l’impressione di essere un riempitivo. Ed è un peccato, perché nel complesso Write About Love risulta un buon lavoro. Tuttavia, data la mancanza di capolavori assoluti e di quel tocco di magia che rende la musica speciale, non si può che catalogare quest’album come una fievolissima luce proveniente da una debole lampadina, che di poco si riesce a far spazio nella densissima oscurità dell’odierno pop. È, difatti, più che una probabilità l’idea che il destino di questa incisione sia ristagnare nei bassifondi delle classifiche europee o nordamericane. Certo, non mi dispererei se dovessi essere smentito…
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