Basement Jaxx
Scars
(Cd, Beggars Banquet / XL Recordings)
post-dance
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Felix Burton e Simon Ratcliffe sono i musicisti che si nascondono dietro lo pseudonimo Basement Jaxx. Due DJ che negli anni ’90 hanno fatto ballare le masse posseduti dallo spirito di Daft Punk e Chemical Brothers. Influenze chiare anche nella loro produzione, e più precisamente in questo quinto album in studio, che si avvale della partecipazione di nomi più o meno noti del mondo dance (e non solo).
Registrato tra New York e Berlino e animato dalla volontà di ‘uscire nel mondo e scoprire cosa c’è’ Scars è un omaggio alla dance del passato, che ancora fortemente influenza la musica del presente. L’elettronica si fonde con input lirici nell’omonimo pezzo di apertura, che vede la collaborazione di Kelis e Chipmunk, lascia spazio a echi Bollywoodiani misti a Daft Punk in Raindrops, per fondersi in una sorta di raggamuffin in Saga, brano cantato da Santigold. Feelings gone si avvale della partecipazione di Sam Sparro alla voce, ed ha tutto l’aspetto di un tormentone estivo, non fosse che basta guardare fuori dalla finestra per capire che l’estate è finita da un pezzo.
Twerk, ritmi metropolitani da videogame, con la collaborazione degli Yo! Majesty, rende omaggio al pezzo di Michael Sembello, Maniac, di cui riprende la frase “…and she’s dancing like she’s never danced before”, a riprova che gli anni ’80 non sono poi tutti da buttare. Day of the sunflowers, facilmente riconoscibile dal giro di basso, sembra una canzone di incitamento dal vago sapore sessantottino: non per niente è cantata da Yoko Ono, una che insieme al marito una sorta di piccola rivoluzione l’ha fatta davvero. Chiudono l’album Distractionz, liriche declamate in francese su una melodia di xilofono e Gimme something true, decisamente radiofonico con parti di chitarra spagnoleggianti.
I Basement Jaxx hanno fatto centro ancora una volta. Sempre restando fedeli alla loro vena post-dance, hanno cercato di aprirla ad altri generi musicali apparentemente molto diversi. Il risultato? 13 tracce, magari non tutte degne di una dance hall che si rispetti, ma che rappresentano sicuramente una buona cura per la vostra ‘febbre del sabato sera’.
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