Barbara Eramo
In Trasparenza
(Cd, Rossodisera/Egea, 2008)
pop
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Era il 1998, praticamente dieci anni fa, quando Barbara Eramo, sul palco del Festival di Sanremo Giovani, riceveva premi e riconoscimenti a sazietà per il suo brano “Senza Confini”. Da allora ha avviato collaborazioni con Nicola Piovani, Luis Bacalov, Rocco De Rosa, Pivio e Aldo De Scalzi (con i quali ha inciso diverse colonne sonore). E’ (stata) voce della Piccola Banda Ikona, nonché protagonista di recital e musical. Oggi, dopo essersi presa tutto il tempo necessario per amalgamare e mettere a frutto questo enorme bagaglio di esperienze, l’artista tarantina ci regala il suo lato più intimo e personale, mettendosi In Trasparenza davanti ai nostri occhi.
L’esordio solista della cantante naturalizzata romana è un lavoro profondamente intriso di limpida acqua, liquido dalla prima all’ultima traccia, a parte lievi sussulti rock in C’era Già Tanto Vento, abbastanza discutibile con i suoi troppi passati remoti à la Minghi (“…salutai, me ne andai (…) progettai, abitai (…) l’abbracciai, non lasciai…”).
In acqua, però, come si sa, i suoni risultano ovattati, indefiniti; diventa impossibile percepirne le sfumature. Anche le immagini, gli oggetti, appaiono come Quadri Mossi, perdendo di contorno, di fuoco.
Scorrendo la tracks list, sicuramente non mancano gli episodi interessanti (il trittico iniziale D’acqua, L’eclissi ed il singolo Blackout, un blues morbido e torbido come la storia d’amore che racconta) ed originali (Il Villaggio, composta da Fausto Mesolella, e River Man, cover tratta dal repertorio di Nick Drake, splendidamente impreziosita dagli archi di Cristiano Serino), ma alla lunga l’anima melodiosa dell’album non riesce ad incidere in profondità, specchiandosi nella stucchevole Disco Incantato, scritta con la collaborazione di Diana Tejera.
Un capitolo a parte merita la voce di Barbara Eramo: convincente, camaleontica, cupa, profonda, squillante, solare; un sacro fuoco che scalda dopo un prolungato bagno d’emozioni.
Esordio a due velocità, quindi, che non pregiudica il valore complessivo di un lavoro comunque coraggioso e, soprattutto, sincero. Che può conquistare o meno, ma che nessuno può dubitare sia stato realizzato col cuore.
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