Autori Vari
Tutto da Rifare, omaggio ai Fluxus
(Mag-music, V4v Records)
alternative rock
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25 anni sono passati da quando vedevo Franz Goria durante l’intervallo tra una lezione e l’altra al Liceo Artistico di Torino, seduto sulle scale della scuola a chiacchierare e a condividere idee e progetti. Qualche anno dopo il fratello di uno dei miei amici era entrato a far parte della sua band, i Fluxus, per suonare il basso. Molto più tardi ci siamo incrociati quando si suonava allo Spazio 211 di Via Cigna. Solo pochi anni fa ho redatto un’intervista a lui e Dan Solo per Rockshock.
Bisogna ammettere che i Fluxus non erano una band per tutti, quando negli anni ’90 l’underground alternative italiano stava per emergere con Afterhours, Santo Niente e Marlene Kuntz. I CSI erano appena sorti dalle ceneri dei CCCP e i Ritmo Tribale si stavano facendo largo a spallate prima che Edda mollasse tutto. All’epoca le riviste musicali dedicavano ai Fluxus recensioni piuttosto positive, non mancava l’interesse per le liriche oscure e penetranti dai suoni noise conturbanti. Gli spazi, e ne sanno qualcosa Godano e Agnelli, erano sempre difficili da trovare a quei tempi, per poter suonare la propria musica.
Il salto con Pura Lana Vergine, terzo album pubblicato su Il Manifesto, aveva portato le clip su MTV, quando ancora trasmetteva solo musica. Poi l’ultimo disco pubblicato in streaming e lo scioglimento dopo un decennio e quattro album all’attivo. Franz Goria ha formato i Petrol con l’allora bassista dei Marlene, Dan Solo, incidendo un disco e tuttora attivi.
La dimostrazione della fama e dell’apprezzamento dei Fluxus porta a questo omaggio composto da 14 tracce rivisitate da altrettanti gruppi dell’alternative attuale, che hanno deciso di riportare alla luce i brani della band che ha lasciato un segno nella propria formazione musicale, a partire dai Majakovich (ospiti in tour con gli Afterhours) che aprono con Giro di Vite, la stessa che viene poi presentata in versione acustica e ben tirata dai punkettari romani Heisenberg, chiudendo il cerchio alla fine del disco.
Alcune di queste band indipendenti, come per esempio gli Avvolte, hanno un background di rilievo e hanno aperto anche per Marlene, Afterhours e Teatro degli Orrori. Principalmente al disco partecipano realtà musicali che non vedono altra strada se non quella dell’autoproduzione, come i Mrozinski, i livornesi Nervature e i Marnero. Quest’ultimi non cambiano più di tanto l’epica Nessuno Si Accorge di Niente, ma quasi tutte le canzoni dei Fluxus vengono riarrangiate in maniera dissimile: l’hardcore dei Dogzilla in Immagine di un Cane Enorme, il noise dei pisani Miriam Mellerin, buona la versione di Talidomide dei savonesi Gli Altri. L’impatto sonoro degli stoner torinesi Evilfish è devastante, ma purtroppo non mi pare ci sia un gran lavoro alla voce su Uomo Ghignante, come la dissonante Questa Specie dei Nient’Altro Che Macerie, forse i due episodi meno riusciti, mia impressione, del lotto.
E’ raro che venga realizzato un album di cover per un gruppo non di grande fama nel panorama nostrano, almeno per le masse. Il fatto che venga reso onore ai Fluxus è l’attestazione di stima che tanti musicisti hanno ancora oggi per questo storico gruppo, che paradossalmente ha lasciato un segno nella storia dell’alternative italiano. Al di là di tutto, i Fluxus continuano ad essere annoverati tra i gruppi italiani più importanti ed influenti di quell’epoca, senz’altro poco fortunati. I più grandi tra i piccoli e i più piccoli tra i grandi, direbbe Omar Pedrini.
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