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Astrid Williamson: Here Come the Vikings

Niente di nuovo sul fronte Astrid Williamson: il suo quarto album piace, ma non convince

Astrid Williamson

Here Come the Vikings

(Cd, One Little Indian / 101 Distribution)

pop

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Astrid Williamson- Here Come the VikingsQuarto album da solista per la cantautrice Astrid Williamson, nata come voce dei Goya Dress e ben presto votatasi alla carriera solista alla ricerca di un sound caratteristico attraverso il quale esprimere il proprio potenziale vocale. E sembra che l’occasione le sia stata offerta proprio da quel pop che da sempre rappresenta uno dei capisaldi della scena musicale inglese.

Here come the Vikings è una summa di tutto quello che c’è, ma soprattutto c’è stato, in circolazione. Da questo punto di vista possiamo elogiare la varietà di quest’album, che spazia da pezzi più  rock come Sing the body electric al pop contaminato dall’elettronica anni ’80 in Falling down, dalle atmosfere quasi soul di How to take my breath away alla ballad con classico assolo di chitarra incarnata da Pinned.

La voce di Astrid è ciò che caratterizza e dà personalità a brani nel complesso ben suonati (la sezione ritmica in particolare merita una menzione d’onore, con una linea di basso davvero notevole in alcune occasioni), ma abbastanza scontati. Nella sua vocalità i riferimenti a cantautrici americane come Sheryl Crow sono abbastanza palesi, così come nella sua musica lo sono influenze passate e presenti di gruppi British (l’intro di batteria di How to take my breath away mi ha ricordato Creep dei primi Radiohead).

Gli unici brani che si stagliano dal piattume e dalla scarsa originalità di questo album sono Crashing minis, che dai suoni lascia trapelare la volontà di approfondire un discorso un po’ più votato alla sperimentazione e Slake, che dimostra invece come sia possibile dare nuova allure ad un pezzo scegliendo di recitare, invece di cantare, il testo, magari giocando un po’ sull’interpretazione.

Forse da un’artista con alle spalle un’esperienza come la sua ci aspettavamo di più. E’ come se per tutto l’album Astrid Williamson si limitasse a restare a galla, invece di osare stupendo l’ascoltatore con qualcosa di inaspettato o di incantarlo con le armi a sua disposizione. Ma è proprio questo che fa la differenza, e fidelizza l’ascoltatore.

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Simona Fusetta
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