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Assenza: Difendimi da Me

Il debutto discografico degli Assenza, autoelettisi alfieri dell’alternative italiano, tra sonorità rock malinconiche e uno sguardo sulla superficialità giovanile

Assenza

Difendimi da Me

(Cd, Autoproduzione)

italian alternative rock

[starreview tpl=16]

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Quando un gruppo si presenta lanciatissimo attraverso la sua cartella stampa ascolto con grande interesse il disco per capire le ragioni di tanta sollecitudine a convincere l’ascoltatore che si tratta del lavoro del secolo. Del resto questi sono tempi in cui a forza di fare proclami alcuni riescono a farsi convincere da qualunque venditore di tappeti.

E allora eccoli qua gli Assenza, band di Città di Castello composta da cinque elementi provvisti di buona tecnica strumentale, alcuni diplomati in accademia musicale, altri collaboratori con artisti di fama internazionale come Gloria Gaynor e Gipsy King, che si autodefiniscono coraggiosamente “alfieri dell’alternative italiano”. Affermano che le loro sonorità e le loro atmosfere ricalcano gruppi come i Muse, gli Him, gli Evanescence e i Placebo aggiungendo di avere una onorevole missione: “restituire il giusto credito al rock italiano”.

Ok.

Ma andiamoci piano.

Le aspettative sono altissime ma dopo alcuni ripetuti ascolti dell’album mi sento di dire che evocando i Muse o i Placebo si ha ben poco in comune se non qualche sfuggevole atmosfera dark in L’Amore Muore, un concentrato di musica gitana mescolato alla canzone neomelodica in chiave prog-metal, e l’opener Incanto, con basso che prevalentemente non si discosta dalle ottave.

I riff di accompagnamento di chitarra creano anche tappeti sonori apprezzabili, ma alla lunga non si avverte un assolo significativo, se non piccole parti ripetitive in Cammino Solo e l’interessante title track Difendimi da Me, piuttosto deludente per chi mastica il rock e si aspetta il solo spaccaculo che esalta il brano. Perplessità su Insomnia e il deutsche sound di Scusa Se Non Sono Come Te. Un po’ disorientato perché i ragazzi sembrano saperci fare con lo strumento, ma manca qualcosa. Verve, creatività?

Peccato per la voce che manca di sfumature e carattere penalizzando la trama sonora a tratti accattivante. Il disco racconta la generazione attuale, appagata nella sua solitudine, disattenta ai legami, materialista, ossessa da amori infranti e superficialità latente. Gli Afterhours cantavano le stesse cose ma con risultati diversi, ma loro probabilmente sono alfieri di ben altro genere.

Disco in ascolto sul loro Myspace. “Un rock che nessuno ha finora creato e suonato”, scrivono.

Sito web: www.assenzarock.com

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Luca Paisiello
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