Aspettando il Primo Maggio
Teramo, Nuovo Stadio Comunale, 30 aprile 2012
live report
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Abbandonata la storica location dell’area industriale in dismissione ex Villeroy nel quartiere Gammarana, l’ottava edizione del concertone abruzzese del Primo Maggio è andata in scena negli spazi del nuovo Stadio Comunale di Piano d’Accio, casa (poco amata, per la verità) del Teramo calcio, la squadra cittadina tornata tra i professionisti dopo anni di dilettantismo.
Dopo aver ospitato nelle precedenti edizioni praticamente tutto il meglio della musica indipendente italiana, dalla Bandabardò agli Almamegretta, da Daniele Sepe a Marta Sui Tubi, passando per Paolo Benvegnù, The Niro, Africa Unite e compagnia cantante, anche la line-up allestita quest’anno è stata di tutto rispetto, sciorinando in ordine di apparizione A Toys Orchestra, Nada, Zen Circus e gli attesissimi Teatro degli Orrori nella loro unica data in Abruzzo (anche se il prossimo 19 maggio saranno a L’Aquila in compagnia degli Afterhours per un concerto gratuito dedicato alla città ferita dal terremoto dell’aprile 2009).
La lunga serata di musica si è aperta intorno alle 19.30 con l’esibizione delle due band emergenti vincitrici del contest lanciato dal programma radiofonico “Saranno Calibri” dell’emittente abruzzese Radio Delta 1 che ha visto l’affermazione del quartetto rock teatino-riminese dei Sickabell e dei Voina Hen, quintetto post grunge lancianese, seguito nell’esibizione teramana da un nutrito numero di fan.
Penalizzati da qualche problema audio di troppo (sinth troppo alto, voce femminile inconsistente) e da una platea ancora poco numerosa benché attenta, poco prima delle 21 con Welcome To Babylon gli A Toys Orchestra, a Teramo per la prima volta, hanno dato avvio al proprio live set impregnato di pop rock di estrazione british. Una mezzoretta senza infamia e senza lode incentrata, giustamente, sui brani dell’ultimo Midnight (R)Evolution, con un paio di eccezioni (Celentano e Invisible) tratte dai precedenti Midnight Talks (2010) e Technicolor Dreams (2007) in cui la band campana ha comunque potuto mettere in evidenza l’anima multiforme (melodica, malinconica, vigorosa, sognante, elettronica) di cui è composta.
Dopo un breve cambio palco, durante il quale una platea formata sostanzialmente da ragazze e ragazzi poco più che ventenni è stata inondata da una pioggia di gadget (scena che si ripeterà ad ogni successiva interruzione), sul festival si è abbattuto il ciclone Nada Malanima, splendida nella sua dolce ruvidezza o, se si preferisce, ruvida dolcezza. Più che una Vamp (l’ultimo lavoro da studio dal quale ha estratto soltanto tre brani), è sembrata davvero un angelo caduto dal cielo capace di procurare al giovanissimo pubblico teramano, che negli anni di Amore Disperato non era ancora nato, un insolito e salutare shock. In dieci brani, infatti, compreso un acclamatissimo bis, l’artista livornese come Luna In Piena ha sedotto e obbligato tutti ad inchinarsi davanti al suo talento ed alla forza dirompente della sua voce. Con lei sul palco, in attesa di registrare il secondo album con Alberto Ferrari dei Verdena, i pisani Criminal Jockers a dispensare un sound oscuro, spigoloso ed inquieto.
Una sferzata di pura e contagiosa energia che ha coinvolto, loro malgrado, anche gli Zen Circus, costretti ad una falsa partenza a seguito di ripetute scosse elettriche che colpivano Andrea Appino (che, per la cronaca, sfoggiava una maglietta del Pan del Diavolo) non appena si avvicinava al microfono. Risolti i problemi tecnici, il trio pisano, probabilmente innervosito dall’accaduto, ha dato vita ad una scaletta modificata in corso d’opera, inserita comunque nel solco di Nati Per Subire, l’ultimo disco della band, dal quale si sono potuti ascoltare, tra gli altri, L’amorale, Atto Secondo, Ragazzo Eroe e la dissacrante I Qualunquisti. Finale senza bis ma con scazzo, vero o presunto, del batterista Karim Qqru condito da gesti inequivocabili e fare minaccioso verso una parte di pubblico.
Spento sul nascere il principio di rissa, allo scoccare in punto della mezzanotte il pubblico ormai assiepato davanti al palco ha potuto dar sfogo alle proprie inquietudini davanti alla consueta onda d’urto del live set del Teatro degli Orrori. Oltre un’ora e mezza di musica tiratissima e viscerale urlata a squarciagola da Pierpaolo Capovilla con la sfrontatezza che lo contraddistingue. Determinato nel chiedere “una presenza più discreta delle forze dell’ordine perché non mi piace vedere persone armate sotto al palco. Dobbiamo avere fiducia nella società civile, questi ragazzi sono venuti qui per divertirsi”, ottenendo una prevedibile ovazione da parte del pubblico; addolorato nel raccontare la storia di Ion Cazacu, il cittadino rumeno ucciso dal suo datore di lavoro italiano che non voleva regolarizzare la sua posizione, “un fatto paradigmatico dell’Italia di oggi, un Paese che ha perso la bussola e non sa più dove andare”, dedicando il brano omonimo, cuore narrativo di tutto l’album Il Mondo Nuovo, “ai lavoratori stranieri che vivono qui”. Un disco, quello uscito a fine gennaio, che parla di immigrati e lavoro, di viaggi verso nuovimondi alla ricerca di una possibilità, di storie, di uomini e donne, di vita, di morte; di Ion, appunto, di Monica, di Pablo, di Doris e di altri come loro. Un lavoro complesso, che ha bisogno del suo tempo per essere assimilato e che dal vivo arriva dritto in pancia come un pugno ben assestato, lasciando il pubblico spiazzato e sfiancato.
Si finisce quando ormai il primo maggio è arrivato da qualche ora. L’ottava edizione del festival può essere quindi finalmente archiviata, positivamente. Alla nona si comincerà a pensare tra qualche giorno anche se già nuove iniziative stanno prendendo corpo, come la nascita del primo network dei festival del Centro Italia intessuto tra il Maremoto Festival di San Benedetto del Tronto, l’IndieRocket Festival di Pescara, l’Ephebia Festival di Terni e Aspettando il Primo Maggio di Teramo; una comunità d’intenti, un’unione tra piccoli in grado di garantire un calendario unico di eventi per le regioni Marche, Abruzzo ed Umbria.
Idee lungimiranti e pensieri virtuosi, come il piatto tipico per eccellenza del territorio teramano che proprio nel giorno del primo maggio trova la sua realizzazione: quelle virtù che raccontano dell’incontro tra l’inverno che finisce e la primavera che bussa alle porte, della condivisione di un piacere unico con amici e conoscenti e dell’unione di tanti ingredienti diversi che dà vita a qualcosa di speciale. Nel cibo come nella musica.
Guarda il foto-album (foto di Ivan Masciovecchio)
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