Arto Lindsay
Encyclopedya Of Arto
(Ponderosa Music And Art)
jazz, tropicàlia, no wave
_______________
Il 1976 fu uno di quegli anni chiave che rivoluzionò per sempre la storia della musica: New York era il centro di nuove ondate di musicisti che rinnovarono il disagio iniziato dagli hippie negli anni ’60. Si trattava di persone che a differenza dei figli dei fiori mostravano un lato non pacifico ma selvaggio, sprezzanti del sistema come loro ma con la differenza che il verbo punk adottava la rivolta con ogni mezzo. Dal profeta Richard Hell nacquero così i primi germi della new wave e del punk (Television, Patty Smith, e Ramones).
Tuttavia i numerosi artisti della new wave rimasero ancorati al mainstream. In contrapposizione a questa corrente, ne nacque un’altra parallela che estremizzava le ansie e le frustrazioni che provocava la società di allora. Nacque così la no wave, che a suo modo ridicolizzava la “nuova ondata” proponendo al posto delle pose intellettuali di Bowie e soci, un linguaggio primitivo e anti-melodico. Uno dei padrini di questo nuovo movimento furono i DNA di Arto Lindsay, che pur non realizzando mai un vero e proprio album hanno influenzato svariati gruppi che sono venuti dopo (si pensi ai Sonic Youth). Il chitarrismo atonale e l’anarchia schizofrenica del gruppo sono catturati nel famoso disco No New York di Brian Eno.
Dopo l’esperienza con i DNA, il musicista newyorkese ha pubblicato 6 album da solista, di cui l’ultimo nel 2004 (Salt), proponendo una fusione di jazz, pop, sonorità latine e arrangiamenti orchestrali. La doppia anima di Arto Lindsay è racchiusa proprio in Encyclopedya Of Arto, che esce a maggio di quest’anno.
La nuova uscita di Lindsay è divisa in 2 Cd. Il primo recupera brani degli album solisti selezionati dal musicista: si parte dalla solitudine di 4 Skies, che contrasta con i ritmi latini della raggiante Simply Are. Si prosegue con i riflessi da jazz notturno di Illuminated (con pulsazioni digitali) e la malinconia sottolineata dagli archi di The Prize e Invoke (sconfinando nel campo dei Notwist). Child Prodigy è un esempio di jazz elegante, mentre altri brani sono classici omaggi al Brasile: la latineggiante Combustivel (con sprazzi di elettronica), la caraibica Personagem e le bossanova sognanti di Ridiculously Deep e Complicity.
Nel secondo Cd abbiamo una performance solista di Arto Lindsay, che contiene alcune cover e brani precedentemente ascoltati: in più c’è un brano inedito dal titolo Pony. Si tratta dell’Arto delle origini, del chitarrista atonale dei DNA. La chitarra incarna proprio le nevrosi del periodo no wave, levigando però la voce schizofrenica che aveva caratterizzato il gruppo newyorkese.
Encyclopedya Of Arto è un viaggio a 360 gradi nella musica di Arto Lindsay. Da una parte c’e l’alfiere della no wave, chitarrista cacofonico e senza regole. Dall’altra il cantautore elegante e nostalgico che omaggia il paese latino in cui ha vissuto per tanti anni. Si tratta in definitiva di una buona raccolta per chi vuole entrare nel mondo dell’artista e apprezzare la voglia di Lindsay di mettersi in discussione continuamente.
Gli ultimi articoli di Alessio Morrone
- The Pop Group: Honeymoon On Mars - November 18th, 2016
- Live Footage: Moods Of The Desert - October 3rd, 2016
- Pin Cushion Queen: Settings_1 - September 16th, 2016
- Grandmother Safari: recensione album omonimo - September 5th, 2016
- Merzbow/Haino/Pandi: An Untroublesome Defencelessness - July 28th, 2016