Arm On Stage
Sunglasses Under All Stars
(Cd, Ragoo Productions)
alternative rock
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Per gli Arm On Stage si parla di “rivelazione musicale dell’anno”, come del loro debut album si dice che sia “uno dei più interessanti in uscita”. Sicuramente, nella depressa realtà musical-sanremese italiana, gran parte del panorama underground gioirà all’uscita di Sunglasses Under All Stars, un misto di esperienze musicali diverse, che, però, ad un ascolto attento, non suona così nuovo come sembrerebbe.
L’album è frutto dell’esilio volontario di quattro musicisti, con esperienze e riconoscimenti importanti alle spalle e con retroterra musicali differenti, volto alla ricerca dell’essenza primigenea dell’uomo e delle radici creative della mente; Sunglasses Under All Star è una sorta di brainstorming, non solo di parole ma anche musicale, in cui ciascuno dà il proprio punto di vista sull’esperienza dell’isolamento dalla civiltà, tramite uno straniamento bucolico nella natura.
Tale esperienza è dimostrata dalla visionarietà dei testi, che sembrano ispirati dall’effetto allucinatorio da droghe; ascoltando gli Arm On Stage viene da chiedersi se i viaggi evocati sono fisici o mentali; anche le sonorità, un campionario di blues, funky, minimal jazz, classic rock e psichedelia Anni ’70, evocano antichi e visionari riti sciamanici di arcana memoria.
Sunglasses Under All Star è, come si era già accennato, un brainstorming mentale, dal momento che non ha un filo conduttore che guida i testi, eccetto un elemento comune che riconduce ad un unico tema, tramite la narrazione di storie differenti: l”improvvisione”, ovvero l’unione di improvvisazione e visione, come la definiscono i componenti del gruppo.
Le sonorità, nonostante siano state definite da molti “originali”, hanno comunque un richiamo a qualcosa di già sentito; sarà un caso, ma viene in mente l’Eddie Vedder di Into the Wild, mescolato a un po’ di Neil Young, Sting e Beck; casuale anche che gli Arm On Stage abbiano scelto di isolarsi dalla vita sociale e di immergersi nel verde di sperduti colli, dall’alto potere evocativo, per partorire il loro debut album?? Viene spontaneo chiederselo, nonostante vengano fatti molti sforzi da parte del gruppo per far brillare di originalità suoni ’70-’80 e atmosfere bucoliche.
Tutte le tracce, eccetto qualche eccezione, non sono di facilissimo ascolto, nonostante i frequenti richiami easy listening; l’album vorrebbe apparire leggero, ma non ci riesce mai in pieno. Bisogna essere preparati musicalmente per ascoltare Sunglasses Under All Stars, che, sentito superficialmente, potrebbe risultare ostico ai non avvezzi al genere, mentre invece è un buon disco, suonato con perizia e tanta passione.
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