Arcade Fire
The Suburbs
(Cd, Mercury)
indie rock, art rock, folk rock
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Di origine canadese, formatisi nel 2003, gli Arcade Fire sono presto diventati i paladini di un indie rock contaminato dal folk, dall’ alternative rock e spesso contaminato dall’utilizzo del francese.
All’esordio col botto nel 2004 con l’album Funeral (uscito in Inghilterra e nel resto del mondo nel 2005), seguirono tante apparizioni in trasmissioni televisive (David Letterman’s Show fra tutti), copertine su riviste non di settore (versione canadese del Time), utilizzo di loro brani per film e serial tv, inserimento del loro album fra i migliori 10 del 2004 e del 2005 e così via.
Solitamente è difficile ripetersi dopo un esordio così promettente, ma gli Arcade Fire si sono addiritttura migliorati, rilanciando nel 2007 con l’album Neon Bible e giungendo al primo posto nelle charts canadesi e inglesi e al secondo in quella statunitense.
Dopo diversi awards ottenuti sia in ambiti indipendenti che in ambiti più “commerciali” e diverse attestazioni di stima (fra tutte quella di Chris Martin che li ha definiti la migliore band al mondo e di Bono degli U2 che ha utilizzato un loro brano come apertura del Vertigo Tour), gli Arcade Fire tornano in questo 2010 con un album nuovo di zecca che verrà proposto il 2 settembre a Bologna nell’unica imperdibile data italiana della band.
The Suburbs, influenzato, come rivela lo stesso Win Butler in un’intervista ad Nme, da una serie di lettere d’amore scritte ai tempi dell’high school, inizia le danze col primo omonimo singolo.
The Suburbs è la perfetta canzone indie pop, sull’onda di melodie alla Belle And Sebastian, non esce più dalla testa ed è un ottimo avvio. Anche la successiva Ready To Start incalza il ritmo ed impedisce di stare fermi.
Modern Man, caratterizzata da un mood molto interessante, lascia spazio ad una Rococo che ricorda parecchio i primi lavori degli Arcade Fire. Non si discosta dalle vecchie sonorità nemmeno Empty Room, sospinta da violini e chitarre in un mix sonoro molto energico.
Dopo City With No Children che passa un po’ in sordina, giungiamo ad Half Light I ed Half Light II (No Celebration), due brani accumunati solo dal titolo; il primo contraddistinto da atmosfere eteree e sognanti, il secondo più “tirato” ma comunque molto malinconico.
Seguono Suburban War, che ci fa entrare in un ambito wave alla Interpol e Month Of May molto elettrica ma apparentemente un po’ fuori contesto.
Wasted Hours riprende le atmosfere che ci hanno fatto innamorare degli Arcade Fire e lascia spazio ad una Deep Blue che ricorda molto Badly Drawn Boy.
Cattura fin dal primo ascolto anche We Used To Wait, probabilmente un brano destinato a diventare uno dei pezzi forti di questo album.
Echi di Bowie in Sprawl (Flatland) e reminiscenze electro-pop di classe nella godibilissima Sprawl II (Mountains Beyond Mountains), ci fanno avvicinare a The Suburbs (continued) che chiude l’album in maniera sublime, riproponendo il primo brano in una breve versione acustica molto dream.
In definitiva questo ritorno tanto atteso degli Arcade Fire spiazzerà i fans più snob che, forse, si attendevano le solite sonorità e non si aspettavano questa strizzatina d’occhio verso un ambito più pop e meno radical chic. Gli Arcade Fire hanno infatti un po’ accantonato le loro sonorità più “Art-rock”, mantenendo comunque un livello di produzione altissimo e di qualità.
The Suburbs è un album assolutamente da non perdere, così come il loro live di settembre.
www.myspace.com/arcadefireofficial
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