Amen!
Preghierine
2015 Costello’s Records
indie pop
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L’adolescenza nei ricordi e una vita “da grandi” davanti, tutta la quotidianità spicciola che si presenta come uno scalone per l’alto e con tutti gli annessi interrogativi, visioni a metà e quello spaesamento esistenziale di chi si stacca definitivamente dalla propria capsula familiare. Se poi il tutto lo misceliamo ad un pop sincero, ben lucidato e alla mano con la realtà ecco che viene fuori Preghierine, degli aretini Amen!, quartetto che rotea intorno a fibrillazioni contemporanee, forme sonore che toccate da sintomatologie disco Le piazze, pizzichi di rap Le montagne, cantautoralità pensante e l’urgenza della poesia “fuori dai denti” giungono alle masse d’ascolto fresche come una rosa ma con una certa verità al posto delle spine.
Sette brani molto convincenti nella loro stesura, un buon equilibrio tra tradizione e modernità declinate a storie per orecchi affamati di sapidità, nuova sapidità musicale capace di incollare – anche se per poco – l’immaginazione e la quotidianità ad una personalità intensa e a suo modo passionale, cosa questa che a questi Amen! pare appiccicata addosso come una calcomania vitale.
Aperto da Le rivoluzioni, solennità ariosa e “strombettata” in cui partecipa ai cori l’artista Pagliaccio, il disco si fa notturno, intimo e clubbing Marinai per poi agitarsi come nei meglio Studio 54 che siano mai esistiti Umori, dopodiché si riprende in mano il comando stereo e si ricomincia daccapo a farsi del bene, daccapo a riascoltare queste “preghierine” e sospirare un soddisfatto “e cosi sia…Amen!”.
Che dire, geniale!
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