Am Samstag
Dualism
(Black Market Music/Urgence Disk Records)
grunge revival
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A distanza di due anni dall’EP d’esordio 1 (recensione), il trio grunge elvetico Am Samstag manda alle stampe il suo primo album intitolato Dualism, edito per Black Market Music/Urgence Disk Records e anticipato dall’uscita dei singoli Miss Butch e Burn Notre Dame.
“Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo: alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni.” (Jeremy Irons)
E allora quale miglior mezzo per viaggiare avanti e indietro nel tempo, attraverso luoghi reali o visionari, se non quello della musica. Dualismo spazio-tempo cristallizzato nella contrapposizione cartesiana tra passato e presente, quale estensione di elementi complementari della stessa materia. Senza uno dei due non esisterebbe l’altro, in loop perpetuo.
Il progetto Am Samstag (composto dalla cantante e chitarrista Gabriela Varela, dal bassista Stephane Grand e dal chitarrista Baptiste Maier) nasce tra i suggestivi landscapes delle Alpi svizzere, dove riecheggiano canti di jodel e un sound ancora sintonizzato sulle onde radio – distorte, rumorose, negative, abrasive, ruvide e sporche – di quel federalismo alternative rock a stelle e strisce sviluppatosi tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90.
All’interno di Dualism, camuffati da band proveniente dal versante nord ovest degli Stati Uniti, gli Am Samstag rievocano le memorabili gesta sonore degli eroi della mitologia grunge, in particolar modo rifacendo il verso (eufemismo) ai Nirvana di Bleach e Incesticide, estrapolando, qua e là, riff, groove, linee ritmiche e slanci vocali graffianti e rabbiosi del famoso trio di Seattle (da Aneurysm a School, da Blew a Molly’s Lips, ecc.), quando con scosse acide e telluriche, quando mediante melodie basiche e catchy, andando ben oltre il limite del plagio.
Una scaletta di tredici tracce (tra cui Meatballs e You Make Me Feel, già presenti nel precedente EP, più la cover di Hardly Wait di PJ Harvey) per una durata di 41 minuti di puro grunge revival, che oltre a evidenziare la classica alternanza “strofa calma e refrain aggressivo” va a riprodurre, con la pazienza degli antichi monaci amanuensi e ancora una volta sotto la produzione di uno dei personaggi catalizzatori del periodo grunge (Jack Endino), quel caratteristico atteggiamento e calligrafismo stilistico.
Un collage vintage senza dubbio coinvolgente sotto l’aspetto emotivo, al quale si mescolano l’irruenza del punk, midtempo melodici e sgangherati, ballate ipnotiche, nevrotiche e oscure, e le distorsioni eccentriche del garage rock di sponda Sonic Youth, PJ Harvey e Pixies. Insomma, un manierismo talmente fedele all’originale, sin dai primi accordi del brano d’apertura Pills and Swine, da far pensare a una vera e propria tribute band dei Nirvana.
Che di questi tempi, con il ritorno della musica live in presenza e considerata la grande richiesta di tribute band, la scelta sembra alquanto azzeccata, per quanto anacronistica e legata esclusivamente al fattore nostalgia della cosiddetta generazione X. È ancora forte, dunque, il desiderio di parlare di grunge, così come il morboso bisogno di riesumare il ricordo dei suoi martiri: sintomatologia che, nella letteratura medica, verrebbe diagnosticata come sindrome di Lazzaro. Nonostante siano trascorsi trent’anni e più dall’avvento del grunge, gli svizzeri Am Samstag tornano a far battere il cuore di quella scena musicale, ma in questo caso senza alcuna resurrezione spontanea.
Ciò che emerge dall’ascolto di Dualism, al di là dell’omaggio a una pagina di storia del rock che oggi sembra appartenere ad epoche mesozoiche, è la necessità, o urgenza, di recuperare materia e spirito di un immaginario simbolico sempre più schiacciato dalle assurde logiche commerciali della cultura contemporanea. E quel nano da giardino raffigurato in copertina catalizza proprio il sentimento di contrasto tra sogno e realtà, attraverso il quale gli Am Samstag, cercando di scrollarsi di dosso il peso egemonico del progresso, mandano tutti affanculo, con doppio dito medio. Tanto per ribadire il concetto.
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