Fuori dalla mischia, uno degli eventi più attesi ed interessanti per originalità di proposta e presenze internazionali, si consumerà ad avvio di stagione, dal 25 al 27 giugno, quando al Parco dell’ex Caserma Di Cocco di Pescara si accenderanno gli amplificatori dell’IndieRocket Festival.
Giunta alla sua settima edizione, la manifestazione dall’anima cosmopolita è organizzata come sempre dall’associazione culturale Sky Line Lab, con la direzione artistica della Clap Dance Promotion e con il supporto di una ramificata rete di partner locali e nazionali, pubblici e privati, tra i quali l’Assessorato al Turismo e Grandi Eventi del Comune di Pescara e l’associazione Movimentazioni.
«Quattordici gruppi provenienti da Italia, Inghilterra, Spagna, Francia, Germania e Cile. Tre giorni con la migliore musica della scena indipendente nazionale ed estera, in compagnia di scoiattoli psichedelici, stand artigianali, area dj, allestimenti ed un’attrezzatissima e funzionale area ristoro» così ce la descrive Paolo Visci, giovane operatore culturale pescarese, cresciuto in famiglia a pane e musica fin da piccolo, anima e cuore del festival. «La prima giornata sarà tendenzialmente più rock oriented – continua – cercando di offrire tutte le diverse declinazioni del rock‘n’roll e dando molta attenzione a produzioni pescaresi che stanno avendo ottimi riscontri di pubblico e critica sia all’estero che sul territorio nazionale, oltre naturalmente agli attesissimi The Cheap e al duo francese John & Jehn. La seconda serata – prosegue Paolo – sarà incentrata invece più sulla musica elettronica, sempre però con un’attenzione particolare alla commistione di generi. Tra gli altri si esibiranno gli italiani Appaloosa, i cileni Panico ed i francesi Black Strobe. Infine, la grande novità di quest’anno: una terza serata completamente dedicata al reggae original e al dub. Anche se questo farà sicuramente storcere il naso ad alcuni puristi del rock e dell’elettronica, in questo modo cerchiamo di soddisfare la richiesta di tanti spettatori ed amici che ci hanno manifestato l’esigenza di sentire il festival più proprio. Se dipendesse da me, aprirei anche alla musica classica, se solo ci fossero i fondi o i posti idonei per un certo tipo di concerti».
Nato nell’ormai lontano 2004, oltre ad offrire ad un pubblico sempre numeroso e variegato musica danzante e pensante di altissima qualità, l’IndieRocket Festival ha (avuto) il merito di aver posto l’attenzione sul riutilizzo in ambito culturale di alcuni spazi urbani colpevolmente dimenticati, se non addirittura lasciati all’incuria ed all’abbandono. Dal Pattinodromo dei Gesuiti ai Colli passando per il Palazzetto dello sport di Via Rigopiano (zona Ospedale), agli spazi dell’ex mercato ortofrutticolo Cofa sul lungomare sud fino al Parco delle piscine Le Naiadi, dopo aver cambiato sei locations in sei edizioni, quest’anno la musica tornerà a risuonare per il secondo anno consecutivo immersa nel verde dell’ex Caserma Di Cocco. «A parte un cambio forzato causa uragano che ci costrinse ad allestire all’interno dell’ex Cofa l’edizione 2006, spazi che riutilizzammo anche l’anno seguente spostandoci però in strada, all’esterno degli stabilimenti, diciamo che è la prima volta che torniamo volontariamente nello stesso posto perché al Parco Di Cocco crediamo di aver trovato il nostro “luogo dell’anima”. Il mio sogno, però, è quello di riuscire ad allestire il festival all’interno della Pineta Dannunziana. Anche se non credo che la città sia ancora pronta e consapevole delle potenzialità e dei tesori di cui dispone, purtroppo».
Capovolgendo il libro illuminato dei sogni è inevitabile che si finisca a sfogliare anche l’album sbiadito dei ricordi, accatastati lungo il solco di una storia ormai pluriennale. «Ci pensavo proprio qualche sera fa – ci dice sorridente Paolo – discutendone insieme ad un gruppo di amici: il festival comincia ad avere una memoria storica e questa già la ritengo una cosa incredibile! Difficile scegliere tra le varie edizioni, tutte diversamente emozionanti. Nel complesso, il ricordo più piacevole, e credo di poter parlare anche a nome di tutto il gruppo che lavora con me al festival, è quello di aver portato a suonare a Pescara grandissimi artisti prima che venissero scoperti dalla critica o dal mercato, facendo in un certo modo una scelta etica».
L’ultimo pensiero è giustamente rivolto all’imminenza dell’edizione che verrà, a questa ennesima sfida portata avanti con la forza del lavoro e della passione di un esercito di volontari di cui c’è sempre un gran bisogno.
«Al di là del successo di pubblico che è stato davvero numeroso – conclude Paolo – il nostro obiettivo è quello di replicare soprattutto l’atmosfera che si respirava l’anno scorso, tanto che non sembrava di essere in Abruzzo, ma piuttosto in un bel festival del Nord Europa, immersi in un clima di totale armonia, in cui godersi dell’ottima musica, divertirsi, fare ed assaporare cultura».
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