Afghan Whigs
Do to the Beast
(SubPop)
rock
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Ritornano dopo 16 anni gli Afghan Whigs di Gregg Dulli, che nel frattempo abbiamo trovato impegnato nei progetti Twilight Singers, Gutter Twins e spesso e volentieri a fianco del nostro Manuel Agnelli, con cui divide reciproca stima.
Do to the Beast è un discone. Punto.
Il primo senza lo storico chitarrista Rick McCollum, ma di fatto comunque con una formazione molto rimaneggiata rispetto agli esordi. Ci consola una golosa e fitta schiera di ospiti, provenienti da realtà assai diverse tra loro ma perfettamente amalgamati da Dulli; vi troviamo infatti musicisti da Chavez, The Raconteurs, Squirrel Bait, Emeralds e Queens of the Stone Age (guarda caso l’album è stato registrato nello studio di Josh Homme).
Arriva a due anni dal reunion tour del 2012 (di cui vi avevamo dato conto dal Primavera Sound) e non ha fatto certo rimpiangere l’attesa: Do to the Beast ci offre la garanzia della particolare e assai espressiva voce di Dulli, che conduce i suoi Afghan Whigs tra rivisitazioni r&b in stile Marvin gaye, ma anche e soprattutto in cavalcate chitarristiche pregne di alcol e nicotina.
Algiers, di cui potete vedere il video in questa stessa pagina, è il chiaro esempio di cosa possa succedere quando le chitarre (ma anche la voce e gli altri strumenti) sono al servizio delle emozioni scaturite direttamente dall’anima, senza filtri e direttamente sparate al cuore dell’ascoltatore, per essere a loro volta amate e condivise. Inutile quindi lasciarsi distrarre dal polverone (di cocaina?) nella copertina dell’album, qui non c’è nessuno stimolante di mezzo, o desiderio di nascondere la faccia, ma solo voglia di sincerità.
Capolavoro insperato.
P.S.: Do to the Beast esce il 16 aprile, contemporaneamente all’esibizione degli Afghan Whigs al Coachella Festival.
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