AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Afghan Whigs: Do to the Beast

Ritornano dopo 16 anni gli Afghan Whigs di Gregg Dulli con Do the Beast. Ed è capolavoro. Inutile lasciarsi distrarre dal polverone (di cocaina?) nella copertina dell'album, qui non c'è nessuno stimolante di mezzo, ma solo voglia di sincerità

Afghan Whigs

Do to the Beast

(SubPop)

rock

_______________

[youtube id=”ovhzeqIaggY” width=”620″ height=”360″]

Afghan Whigs: Do the BeastRitornano dopo 16 anni gli Afghan Whigs di Gregg Dulli, che nel frattempo abbiamo trovato impegnato nei progetti Twilight Singers, Gutter Twins e spesso e volentieri a fianco del nostro Manuel Agnelli, con cui divide reciproca stima.

Do to the Beast è un discone. Punto.

Il primo senza lo storico chitarrista Rick McCollum, ma di fatto comunque con una formazione molto rimaneggiata rispetto agli esordi. Ci consola una golosa e fitta schiera di ospiti, provenienti da realtà assai diverse tra loro ma perfettamente amalgamati da Dulli; vi troviamo infatti musicisti da Chavez, The Raconteurs, Squirrel Bait, Emeralds e Queens of the Stone Age (guarda caso l’album è stato registrato nello studio di Josh Homme).

Arriva a due anni dal reunion tour del 2012 (di cui vi avevamo dato conto dal Primavera Sound) e non ha fatto certo rimpiangere l’attesa: Do to the Beast ci offre la garanzia della particolare e assai espressiva voce di Dulli, che conduce i suoi Afghan Whigs tra rivisitazioni r&b in stile Marvin gaye, ma anche e soprattutto in cavalcate chitarristiche pregne di alcol e nicotina.

Algiers, di cui potete vedere il video in questa stessa pagina, è il chiaro esempio di cosa possa succedere quando le chitarre (ma anche la voce e gli altri strumenti) sono al servizio delle emozioni scaturite direttamente dall’anima, senza filtri e direttamente sparate al cuore dell’ascoltatore, per essere a loro volta amate e condivise. Inutile quindi lasciarsi distrarre dal polverone (di cocaina?) nella copertina dell’album, qui non c’è nessuno stimolante di mezzo, o desiderio di nascondere la faccia, ma solo voglia di sincerità.

Capolavoro insperato.

P.S.: Do to the Beast esce il 16 aprile, contemporaneamente all’esibizione degli Afghan Whigs al Coachella Festival.

[amazon_link asins=’B06XGMDRST,B000002HD5,B00IFS2ARA,B06XH3LF79,B0000035F3,B01M7V9ID3,B00B2FMGEK,B000006Z1B,B000N0LIBW’ template=’ProductCarousel’ store=’rock02-21′ marketplace=’IT’ link_id=’7ffd082a-2e2b-11e7-a925-9155330fd41e’]

Gli ultimi articoli di Massimo Garofalo

Condivi sui social network:
Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

Articoli: 791