AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

Action Beat: The Noise Band from Bletchley

Il titolo dell’album dice già tutto…il resto è nelle dodici tracce in esso contenute

Action Beat

The Noise Band from Bletchley

(Cd, Truth Cult/ Southern Records)

punk-rock, noise

_______________

action beatAction Beat: band di Bletchley, Regno Unito, al suo secondo album. Considerati degni portabandiera della scena post-punk inglese, tornano in studio di registrazione per dimostrare che queste non sono solo dicerie.

Il titolo del loro cd rappresenta una preziosa fonte di informazioni: ci parla della provenienza della band, e quindi delle influenze che ne caratterizzano la musica, e del genere che essa rielabora. Noise. Che però dice tutto e niente. Nel senso che c’è noise e noise: il loro è fortemente legato al punk e al rock, e agli strumenti suonati nel vero senso del termine.

Vi siete incuriositi? E ne avete ben donde, perché questo album piacerà anche a chi pensa che la musica noise sia solo rumore (come vorrebbe la parola, d’altronde). Primo perché questo collettivo di musicisti non si è limitato a campionare i suoni della natura ‘moderna’, ma fa musica ancora nel vecchio modo, ovvero con l’ausilio di chitarre, basso, batteria e fiati. Secondo, perché i loro sono veri e propri brani ai quali manca – davvero – solo la parola.

Dopo un inizio poco emozionante, fatto di tre brani fortemente ripetitivi, si passa ad una serie di tracce caratterizzate da una propria identità ben distinta, che trae origine dal suono della chitarra per interagire con gli altri strumenti: se è vero che tutto gira intorno alla sua potenza, nulla sarebbe senza l’attivo supporto della sezione ritmica. Il punk però è solo un punto di partenza: si spazia da pezzi più easy-listening (Le Chap) a riff di chitarra quasi metal (Mellish), dal grunge di buona memoria (Dinosaur) fino al rock inteso nel senso più ampio del termine (Maniac face).

C’è solo un brano cantato, Your history’s shit, ma nonostante io sia un’amante delle liriche ben congeniate, in questo caso la voce concitata che vomita parole su un ritmo sincopato non è un valore aggiunto. I brani di questi incredibili musicisti si sorreggono da soli, senza bisogno di testi d’effetto o virtuosismi vocali.

Quindi, se siete pronti ad andare al di là delle apparenze, a non farvi condizionare dalle etichette e se l’idea di perdervi nello stridore delle chitarre non vi spaventa, comprate questo album: forse non sarà prettamente primaverile (sconsigliato per i pic-nic, specie se in compagnia di parenti anziani), ma si sa, la musica non va di pari passo con il tempo realmente percepito.

Gli ultimi articoli di Simona Fusetta

Condivi sui social network:
Simona Fusetta
Simona Fusetta
Articoli: 398