A Dog To A Rabbit
A Dog To A Rabbit
(Cd, Lady Lovely)
alternative
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Il trio rock fiorentino A Dog To A Rabbit da tre anni ha lavorato su un sound adatto al loro modo di esprimere sogni, paure e rabbia negli undici brani di questo disco in cui riecheggia a loro detta Nirvana e Queen of the Stone Age. La line up è formata da Marco Burroni al basso e voce, Davide Mollo alla chitarra e Donald Renda alla batteria.
Partendo dalla consapevolezza che non ci troviamo di fronte a dei fenomeni né tantomeno a mediocri musicisti, gli ADTAR si cantano addosso con sollecitazioni sonore particolarmente intriganti grazie ad una certa maturità compositiva, con canzoni che hanno il limite di essere a tratti grezze, ma con una corposità di suono quadrata e compatta, con una chitarra predominante altera e noise.
L’apertura del disco è lirico ed evocativo come un Morrisey più tirato su giri di basso duri e impastati. Sembra un rock party fino al terzo brano, I Can’t Stay Out Of, che ricorda un misto tra Nirvana e The Strokes, con quel lavoretto di chitarra che costruisce una melodia accattivante di impatto immediato sui coretti del ritornello. Liar è un blues rock snaturato battuto da un buon assolo tra le due strofe, chissà perché mi ricorda qualcosa già cantato da Chris Cornell.
La delicata armonia dell’omonima A Dog To A Rabbit esercita morbidi arpeggi e atmosfere notturne con un cantato amaro e ammiccante. La canzone che più mi è piaciuta di questa prova è Bedlam Minds, fatta di disparati cambi di direzione, miscele di generi e melodie impetuose come se i Pearl Jam fossero passati da quelle parti a farsi dare una strigliata.
Il bilancio complessivo porta ad esaminare un lavoro dignitoso e non banale, con degli sviluppi interessanti su cui lavorare per il futuro. Funzionerebbero anche in italiano?
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