Vasco Brondi
Hiroshima Mon Amour, Torino, 7 maggio 2024
live report
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Vasco Brondi è stato molte cose nella sua (seppur breve) carriera: con Le Luci della Centrale Elettrica, nome di una band che in realtà non esisteva, ha sovvertito le regole del songwriting degli anni 2000, mettendo l’esigenza creativa davanti alle capacità canore.
Ha scritto blog, libri, organizzato eventi, dato vita a performance (anche teatrali) di vario tipo, per poi reinventarsi una fase due con il suo nome e cognome, nella quale mettersi ancora più in gioco – e ancora più a nudo – di quanto fatto in passato. Non pago di tanto tumulto interiore, ha deciso di dare uno scossone anche alla sua musica, realizzando un album di pop ‘impopolare’: per certi versi più orecchiabile e più cantato, ma di sicuro non pop nel senso canonico del termine.
La prima parte del tour promozionale di Un Segno di Vita è andata sold out ancora prima dell’uscita del disco, tanto che nel caso di Milano è stato necessario aggiungere altre due date. Torino, da sempre grande estimatrice degli artisti di origine emiliana (dagli Offlaga Disco Pax ai Massimo Volume), lo accoglie con calore e grande partecipazione.
Sono circa le 22.30 quando le luci si spengono all’interno di un Hiroshima Mon Amour gremito fino all’inverosimile. Vasco Brondi e la sua band composta da giovani musicisti salgono sul palco e partono con uno dei pezzi più rappresentativi dell’ultimo lavoro in studio. Nonostante l’audio non impeccabile, almeno all’inizio, le canzoni scivolano via una dietro l’altra. Malgrado il focus sia principalmente sulle ultime produzioni, è bello lasciarsi cullare in questo alternarsi di vecchio e nuovo, notando come la musica di Vasco sia cambiata in questi anni in un modo sempre molto organico e coerente. Così come è bello sentirlo declamare versi, leggere stralci di brani, raccontare storie in cui ritroviamo un uomo estremamente consapevole di come tutto è cominciato, del suo passato e di quanto fosse necessario e urgente intraprendere ogni percorso preso.
La band dà vita a nuove versioni di tracce come 40 km, che prende un ritmo ancora più lento e cadenzato, Macbeth nella nebbia, che invece diventa più ipnotica ed elettronica, o Cara Catastrofe, persino più rock negli intenti. Come in ogni tour c’è spazio per una cover, che il cantautore ferrarese sente particolarmente affine in quel determinato momento. Questa volta la scelta ricade su Cosa Sarà, in origine cantata da Dalla e De Gregori, con il quale aveva condiviso il palco durante il Traffic Festival, proprio qui a Torino, nel 2011 insieme a Cristina Donà.
Ci sono canzoni capaci di portarti lontano, altre di farti ridere e ballare, altre ancora di lasciare un segno indelebile nel tuo cuore, per un motivo o per l’altro. E i brani di Vasco Brondi – o delle Luci della Centrale Elettrica – hanno questo potere. E lo leggi nei volti delle persone intorno a te, che sorridono e si asciugano una lacrima furtiva, che cantano e chiudono gli occhi per interiorizzare o semplicemente godersi l’attimo. Ancora una volta questo artista ha portato in scena un momento di profonda condivisione, gettando qualche seme qua e là nella speranza di veder germogliare un mondo più consapevole. Ha regalato una bella performance al suo pubblico che non presta attenzione alla perfetta intonazione o all’esecuzione ineccepibile, ma al cuore e al significato intrinseco che la musica veicola. Perché è proprio qui che si nasconde lo spirito del vero pop impopolare.
Setlist
- Illumina tutto
- Le ragazze stanno bene
- Meccanismi
- Qui
- Fuoco dentro
- Incendio
- La Terra, l’Emilia e la luna
- Fuori città
- 40 km
- Cara catastrofe
- Macbeth nella nebbia
- Quando tornerai dall’estero
- I Sonic Youth
- Cosa sarà (cover di Dalla)
- I destini generali
- Chakra
Encore
- Per combattere l’acne
- Piromani
- Mistica
Encore 2
- A forma di fulmine
- Un segno di vita
- Nel profondo Veneto
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