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Mallory Switch: Mallory

Il nuovo album dei Mallory Switch, paladini elettro-pop made in Italy, ma cantato in inglese. Melodi accattivanti e grande coinvolgimento emotivo: questa è la loro ricetta

Mallory Switch

Mallory

(Cd, GB Sound)

electro-pop

[starreview tpl=16]

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Eccoci nuovamente ad un gruppo italiano che ha deciso di mettersi in gioco, giustamente secondo me, usando l’inglese invece della madre lingua italiana. Non sono i primi, figuriamoci, ce ne sono tantissimi. I Mallory Switch hanno però anche deciso di strutturare la loro musica su modello anglo/americano.

Il disco, piacevole e ben fatto, non nasconde quali siano i punti di riferimento dei nostri: stiamo parlando di quella zona dove i NIN si sovrappongono ai Depeche Mode, suoni duri e ritmi pesanti, accompagnati da melodie accattivanti, con la voce femminile alla Garbage.

La cosa è assolutamente normale. Chi decide di muoversi all’interno di questo territorio, vastissimo e con ampie possibilità di sviluppo, necessariamente deve confrontarsi con i maestri del genere. I brani si susseguono con una continua crescita emotiva fino all’epica Last Man on Earth, per poi assestarsi su uno standard piuttosto alto, ma senza picchi. Per sentire qulacosa di più originale bisogna aspettare l’ultimo brano, Mother Earth con una bellissima apertura al rock più tradizionale.

A causa dei numerosi accostamenti, chi ne paga un po’ le conseguenze è l’originalità, che sono sicuro si svilupperà maggiormente,e che per adesso trova uno  sfogo nelle tematiche ambientaliste del gruppo, la terra è un bene da tutelare e da salvaguardare.

I Mallory Switch sono conosciuti anche per i loro pluripremiati video, la cui qualità mi lascia personalmente un po’ perplesso. Forse sarebbe meglio per loro aspettare di avere un budget che gli consenta di farli con tutti i crismi da cinema di fantascienza alla The World is not enough dei Garbage oppure All is full of Love di Bjork. Altrimenti è meglio evitare.

I Mallory Switch meritano attenzione, soprattutto per vedere i loro sviluppi sul mercato internazionale. Non mi meraviglierebbe vederli come opening act dei NIN o dei Depeche Mode in uno dei loro prossimi tour italiani.

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Antonio Viscido
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