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Oslo Tapes: recensione di Staring At The Sun Before Goin’ Blind

Il nuovo lavoro degli Oslo Tapes, progetto capitanato da Marco Campitelli, sposta ancora più in là l’asticella della sperimentazione, nonché del confine tra quello che c’è stato e quello che sarà.

Oslo Tapes

Staring At The Sun Before Goin’ Blind

(Grazil Records)

noise, kraut, alt

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Staring at The Sun Before Goin’ Blind è il quarto album di Oslo Tapes, progetto capitanato da Marco Campitelli, nel quale l’artista porta avanti il suo concetto di sperimentazione intriso di emozioni, costantemente in bilico tra smarrimento e inquietudine.

Otto brani scandiscono momenti e influenze diverse, un viaggio introspettivo nei substrati che compongono ogni melodia e che vengono assimilati piano piano, per strutturarsi meglio a ogni ascolto.

Un magma fluido e nonostante tutto eterogeneo, nel quale si fondono gli strumenti classici e i synth, portando l’ascoltatore sempre più nel profondo.

Passando dai ritmi eterei di Gravity a quelli ipnotici di Ethereal Song, dalle atmosfere di piacevole inquietudine à la Cure al rock USA anni ’90, dai suoni etnici a quelli tribali, sul filo di una linea di costante tensione emotiva che non ci fa rilassare, neanche quando le sonorità si fanno vagamente più gioiose e aperte.

Gli Oslo Tapes coniugano mondi esplorati con altri solo sognati e vagheggiati, unendo generi e suoni in un amalgama estremamente contemporaneo, che guarda al futuro dando forma (molto) nuova al passato.

Bandcamp

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Simona Fusetta
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