AdBlock Detected

Stai usando un'estensione per bloccare la pubblicità.

RockShock.it dal 2002 pubblica contenuti gratuitamente e ha la pubblicità come unica fonte di sostentamento. Disabilità il tuo ad block per continuare.

The Church: recensione di The Hypnogogue

Cosa aspettarsi dagli australiani The Church dopo 42 anni di attività e al 26esimo album? The Hypnogogue è un disco ombroso come è lo stile della band australiana, che continua dritta per la strada strada piena di vapori e di nebbie.

The Church

The Hypnogogue

(Easy Action)

alt-rock, dream-rock

_________________

The-Hypnogugue-the -church-recensioneCosa aspettarsi dagli australiani The Church dopo 42 anni di attività e al 26esimo album?

Dopo l’abbandono di Peter Koppes, il front-man Steve Kilbey è l’unico membro della formazione originale, che ora in line-up ha ben 3 chitarre, anche se in realtà i musicisti si cambiano di posto spesso e volentieri in questo ultimo The Hypnogogue.

L’album viene accompagnato da alcune note che lo descrivono come il primo concept della band, una storia in 13 canzoni in cui una rockstar in caduta libera (i noti problemi di tossicodipendenza di Kilbey?) si perde alla ricerca dell’Hypnogogue, che gli consentirebbe di estrarre la musica dai sogni. Per inciso, questo macchinario e questo processo sono stati ideati da uno scienziato coreano appassionato dell’occulto, Sun Kim Jong.

Il tutto viene ben spiegato nella title track, che racconta di Eros Zeta, la più grande rock star del 2054, che ha viaggiato dalla sua casa in Antartide (contro il consiglio del suo manager) per usare l’Hypnogogue al fine di aiutarlo a far rivivere le sue fortune in calo. Kilbey vi canta/sussurra alcuni versi molto esemplificativi: “Remember the music/ Pulled out of your head/ Tinkling piano trickling into the cans/ Insulating guitars/ Reptilian bass, the kick in your face/ The snare in your heart.”

E proprio ‘sognante’ è l’aggettivo che probabilmente meglio descrive l’atmosfera di questo disco, intriso di tastiere lussureggianti, intrecci di chitarre, batteria mai invasiva e la ‘classica’ voce di Steve Kelbey, calda e sommessa come solo un crooner dell’alt-rock di classe sa essere.

Inutile sperare di trovarci una nuova Under the Milky Way o il degno seguito di Reptile. Sono altri tempi, altre musiche, altre vite vissute e da vivere.

The Hypnogogue è un disco ombroso come è lo stile dei The Church, che ormai da molti anni non si curano neanche più di tanto di comporre ritornelli catchy, ma vanno dritti per la loro strada piena di vapori e di nebbie, fluida, meditativa e con una direzione tanto sfuggente quanto affascinante.

The Hypnogogue darà ai fan di lungo corso dei The Church proprio quello di cui avranno bisogno, a lungo, senza tempo, non curandosi delle mode. Ma i tempi in cui i ‘nostri’ scalavano le classifiche sono lontani, anche a dispetto dell’apertura pop di C’est La Vie.

https://www.thechurchband.net/

Gli ultimi articoli di Massimo Garofalo

Condivi sui social network:
Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

Articoli: 788