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Pennelli di Vermeer: La Primavera dei Sordi

Un personaggio del ‘600 che arriva nella nostra epoca per offrirci un album fresco e consapevole, senza problemi di generi e contenuti e con una voglia pazzesca di stupirci

Pennelli di Vermeer

La Primavera dei Sordi

(Cd, La Canzonetta, 2008)

rock, folk

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Musica emergente di un gruppo emergente che cerca di tirar fuori la testa dalle sabbie mobili di un mondo discografico che sembra andare sempre più giù, inesorabilmente giù. Quando tutto sembra essere sentito, quando tutto sembra già stato scritto e tutto già visto, questa band napoletana riesce con disinvoltura e spensieratezza a tirar fuori la testa dalla melma e a cantare un’arte fresca e pura.

Sembra un personaggio di antiche epoche (forse arrivato direttamente dal ‘600 come suggerisce il nome del gruppo) che si affaccia in questo secolo un po’ sbigottito ma senza quel sottile strato di inquinamento acustico che riesce a rendere il sound della band fresco e di non facile collocazione.

Testi grotteschi, ironici, quasi visionari si sposano con una musica rock folk che sfocia nel progressive e nel hard-blues sempre mantenendo un filo conduttore ben visibile che sa accompagnare l’ascoltatore senza problemi lungo le 10 tracce che compongono questo album.

Il punto di forza del lavoro è la sorpresa che investe l’utente ad ogni canzone; cori di bambini si alternano a cori baritonali, testi in italiano che vanno a braccetto con il francese, sintetizzatori e tempi dispari che si coccolano a pianoforti e strumenti a fiato.

Ogni canzone sembra avere una storia a sé, tutta da ascoltare e da assaporare. Dopo averla assaggiata per la prima volta siamo sicuri che ritornerete di corsa per mangiarla a piene mani e senza freni inibitori.

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Riccardo Colabattista
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