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Diamarte: recensione di Transumanza 

Quando il 2022 sembrava già aver espresso i suoi verdetti inequivocabili, ecco che arriva a sparigliare le carte questo disco dei Diamarte che si rivela un’altra bella boccata di ossigeno per il rock italiano. Transumanza è un lavoro che accarezza i capisaldi del rock alternativo tricolore.

Diamarte

Transumanza

JZ Productions

rock

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Quando il 2022 sembrava già aver espresso i suoi verdetti inequivocabili, ecco che arriva a sparigliare le carte questo disco dei Diamarte che si rivela un’altra bella boccata di ossigeno per il rock italiano.

La formazione molisana (si, il Molise esiste e sarebbe quasi ora che la si finisca di fare becera ironia su questa piccola regione) si presenta all’appuntamento sulla lunga distanza facendosi aiutare in sede di produzione da Carmelo Pipitone, chitarrista dei Marta Sui Tubi e degli ORK, che in questo particolare momento della sua carriera, trasforma in ora tutto ciò che tocca.

Transumanza è un lavoro che accarezza i capisaldi del rock alternativo tricolore sui quali i ragazzi in questione inseriscono la propria creatività ed originalità, dando luogo ad un mix brioso e colorato.

Ci sono tracce dei primi Scisma nell’iniziale Resisto, mentre il grunge più cupo con reminiscenze “verdeniane” viene abbracciato, soprattutto nella seconda parte del brano, in Marie.

Le melodie non sono mai immediate, ma vengono fuori ascolto dopo ascolto e questo è un altro pregio da ascrivere al gruppo, perché vuole costringerti ad apprezzare il proprio platter con il passare del tempo, senza che esso venga bruciato immediatamente.

La cupezza di Odio Su Marte, con relativa esplosione di chitarre, e l’ancora più buia Fiori In Via Fani sono un esemplare manifesto in tal senso.

Quando poi si vuole accelerare con un rock n roll dai sapori garage, leggasi Fuori Traccia, i Diamarte ci propongono un’altra sfaccettatura del loro limpido talento che il bravo Pipitone ha saputo catturare e non ingabbiare in schemi rigidi e di facciata che avrebbero semplicemente svilito una bravura percettibile all’istante.

Siccome, poi, le influenze, come già scritto in precedenza, si avvertono, va da sé che Universale sia un bel mix tra gli ultimi Nirvana e gli Oasis dei primi due album, anche se il tutto deve essere letto in chiave puramente indie.

A chiudere il sipario ci pensa l’intima e intimista Viola Cornuta, in cui le chitarre acustiche prendono il sopravvento su tutto il resto. Per ora a questi ragazzi un bel 7,5 non glielo toglie nessuno, ma come si sa, in certi casi, la prova suprema si avrà con il sequel di Transumanza che già stiamo aspettando con impazienza.

https://www.facebook.com/diamarteband/

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Francesco Brunale
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