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The Rootworkers: la recensione di Attack, Blues, Release

La band marchigiana The Rootworkers prende in prestito una metafora musicale per raccontare, a ritmo di blues, una vita fatta di costanti inizi e interruzioni.

The Rootworkers

Attack, Blues, Release

blues, rock, psichedelia

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Attack, Blues, Release è l’EP d’esordio dei The Rootworkers, band marchigiana attiva dal 2019 che in questi anni ha dato vita a un mix di blues, rock e psichedelia arricchito di suoni acidi, stridenti e intriso di groove. Un sound energico ispirato ai grandi del passato, ma rielaborato, nelle strutture e nelle melodie, in modo molto personale.

Attack, Blues, Release si apre con Work all day, un pezzo che incarna il disagio dei nostri tempi, in cui il lavoro tende a occupare ogni aspetto della nostra vita. La rabbia monta nell’incedere graffiante e lamentoso di chitarra e voce, fino a liberarsi in una sorta di colorato pianto liberatorio, un’invocazione a qualcosa di più grande. Lonesome boy è invece un omaggio al vecchio blues, in cui il testo diventa più intimista, concentrandosi sui diversi punti di vista di un rapporto.

The woman I love ha un intro di basso sinuoso, con qualche sfumatura rock, che fa da sfondo a un testo romantico e ironico. Ma verso la metà, lascia spazio a un incedere dub/psichedelico che porta il focus sull’interiorità femminile. Psichedelia che trova la sua massima espressione nella successiva To love somebody, dove c’è anche tanto soul che aleggia in questa atmosfera onirica.

Il finale è affidato a due cavalli di battaglia della band: Dirty ceiling e Another night. Il primo ha un’energia fenomenale, frutto delle chitarre e di una sezione ritmica al loro apice, mentre l’armonica ci riporta alle sonorità del sud degli States. L’altro è una sensuale ballad blues/soul, nella quale torna il tema della donna, nelle vesti di figura salvifica e protettrice.

 

L’EP d’esordio dei The Rootworkers è un album pieno di forza e vitalità. Il blues si apre a contaminazioni vecchie e nuove e si sposa con la voce calda che declama versi ispirati al quotidiano, ma anche più introspettivi ed onirici. Un blues che è al centro di tutto, come indica il titolo stesso, in mezzo a un continuo nascere e morire, così come attacco e release segnalano l’inizio e la fine di un suono.

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Simona Fusetta
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