Psicosuono
Aut Aut
(Cd, Believe, 2008)
progressive
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Ogni qualvolta si parli di prog, vengono citati sempre i soliti gruppi degli anni Settanta. Invece devo dire che gli Psicosuono si discostano abbastanza dai soliti cliché progressivi, aggiungendo ingredienti musicali davvero di ogni tipo, con la volontà di suonare moderni e attuali. Insomma per essere originali, sono proprio originali.
Per il combo lombardo si tratta dell’esordio assoluto nel mercato musicale, dopo la partecipazioni ad alcune rassegne di rilievo più o meno alto come l’Omaggio a Demetrio Stratos, Le Trottoir, BresciaOnLine, il Dream Wave Contest, il MEET 2007, il Music Village 2007 di Montecampione.
Originali sì, dicevamo…però poi bisogna approfondirla ‘sta proposta musicale in questione. Certamente Emanuele Luisi, Antonello Colamonaco e Stefano De Marchi si dimostrano degli strumentisti abilissimi e sufficientemente fantasiosi. Anche la cantante Elisabetta Giglioli non è da meno, con quel timbro vocale unico e “pastoso” e i suoi interessanti virtuosismi (Mistica, Omega, Aut Aut, Vedere in lui), pur con qualche erre o emme di troppo a gonfiare le parole. Però…però…innanzitutto i testi. L’intento sarebbe quello di renderli poetici al massimo, visionari, psicanalitici, introspettivi, fotografici…purtroppo di “poetico” hanno ben poco, anzi risultano come un miscuglio di immagini vagamente power-metal (siamo convinti che sia un caso, non una volontà precisa) per niente sentite (o meglio sentite se proprio volete ma rese nella maniera meno convincente possibile), di una bellezza scontata e superficiale, mero pretesto per cantare, o meglio, per mostrare le proprie dote canore, perché se i miti dichiarati della Giglioli sono Aretha Franklin e Ella Fitzegerald, ben poco di quel calore “nero” troviamo in queste composizioni. A volte pare di ascoltare pretenziosi, scontati sermoni new-age. La produzione poi è troppo pulita e non riesce a sottolineare adeguatamente i “colori” dei suoni (e pensare che se ne è occupato Livio Magnini dei Bluevertigo…).
Comunque destano un certo interesse la gagliarda opener Sonno della notte soprattutto per gli epici break melodici (bello il faccia a faccia tra la sei corde e una Giglioli davvero intensa) e la malinconia “leggera” (nel senso di musica leggera italiana) di L’occhio dell’uragano e Vedere in lui. Invece equivalgono a un pugno in un orecchio Mistica (a parte la prova vocale della Giglioli) e il suo funky latino molesto e Calpesta e scivola, con orribili suoni (e inopportuni) caracolli di tastiera e i soliti vocalizzi-scioglilingua da piano-bar un po’ fastidiosi.
Consigliato esclusivamente agli adepti più ciechi e fanatici della Chiesa prog (e che si accontentano di poco).
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