Winter Severity Index
Disgelo
(BloodRock Records e Icy Cold Records/Manic Depression)
cold wave, synth wave
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Disgelo è il nuovo, mirabile, album, delle Winter Severity Index. Disgelo è arte sonora allo stato puro.
Più volte, negli ultimi tempi, mi sono ritrovata a ribadire un concetto primario e scontato ma che molti sembrano non recepire fino in fondo, il circuito musicale è suddiviso in due grandi categorie, quella dei musicisti e quella degli artisti.
I primi sanno suonare, sono spesso virtuosi, usano le più svariate tecniche e possono interpretare qualsiasi tipo di spartito, esecutori perfetti insomma, poi ci sono gli artisti ed è tutto un altro paio di maniche.
Gli artisti non si crogiolano nelle certezze acquisite, non si accontentano di creare uno stile e perseguirlo saecula saeculorum, gli artisti crescono, si evolvono, studiano, sperimentano e si mettono in gioco arrivando addirittura a stravolgere il proprio sound.
Le Winter Severity Index, duo romano composto da Simona Ferrucci (cantante, polistrumentista, principale compositrice) e Alessandra Romeo (sintetizzatori – già alle tastiere con i Cat Fud, Bohémien e No Fun), si collocano esattamente nella seconda divisione e ne danno prova concreta con Disgelo, il nuovo album appena uscito su BloodRock Records e Icy Cold Records/Manic Depression.
La formazione, che conta oltre cento date in Italia e in Europa, la partecipazione ai festival più prestigiosi come il Wave Gothic Treffen e la condivisione del palco con The Chameleons, Lene Lovich, Lebanon Hanover, Pink Turns Blue (tanto per citarne alcuni), non percorre sentieri già battuti, non macera nelle sabbie mobili del passato ma valica con coraggio i propri confini cercando nuove soluzioni stilistiche e linguaggi inediti, il risultato è un affascinante impasto di matrice cold wave avvolto nelle suggestive brume malinconiche della forte componente melodica dove albergano contaminazioni krautrock, shoegaze, trip-hop, dark techno e vapor wave.
I testi parlano di evoluzione e conoscenza, di rottura e di morte, dello scorrere del tempo, dei cambiamenti climatici, del susseguirsi di ere cosmiche ma anche dell’incontro con il diverso, della volontà di aprirsi a nuove relazioni e all’amore, in buona sostanza del viaggio introspettivo che ogni uomo intraprende, o dovrebbe intraprendere, durante il corso della propria esistenza terrena.
Disgelo apre con il fascino interstellare di Solar Cycle 25, ipnotica, sognante e fortemente evocativa, la voce di Simona galleggia su un tappeto armonico che sembra giungere dallo spazio per immergersi in una bolla evanescente di assoluta perfezione.
L’incantesimo prosegue con il sapore krautrock di State of Matter, una delle mie preferite, gli squisiti arpeggi di chitarra sublimano la struttura di questa indiscutibile hit.
Se i trascendentali synth di Fernweh definiscono un suono tondo capace di trasportare chi ascolta in una dimensione parallela dove né il tempo né la materia hanno senso compiuto, la sospensione onirica di The Tide procura una sorta di trance emotivo,
Dopo i loop killer di Golden Age/Labyrinth of Memories, Another Woman e Cause and Effect arriva la chiusura idilliaca di Un Roseau Pensant, intensa e toccante, le trame dei synth disegnano i contorni di una traccia gonfia di poesia dove una Simona in assoluto stato di grazia recita con voce rapita e lontana i versi di Blaise Pascal (la similitudine dell’uomo-canna sposata in seguito da Grazia Deledda) “L’uomo non è che una canna, la più fragile della natura ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo, un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe più nobile di chi lo uccide dal momento che lui sa di morire, l’universo non sa nulla”.
Disgelo non può non diventare parte integrante della vostra discografia privata, commettereste un peccato mortale e difficilmente potreste assolvervi.
Commozione e gratitudine per questa immensa prova delle Winter Severity Index, una delle migliori formazioni sul mercato, una di quelle che non finirà mai di sorprendere perché certe artiste sono fornite di un’arma infallibile, la bellezza interiore che inevitabilmente governa ogni loro produzione.
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