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La Belle Epoque: recensione di Demoni

Il secondo album dei La Belle Epoque vede un cambio di rotta nelle sonorità della band bergamasca, incentrate su un inedito equilibrio tra intrecci di chitarre e di tastiere.

La Belle Epoque

Demoni

rock, pop, canzone d’autore

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La Belle EpoqueDopo aver posticipato l’uscita causa perdurare della pandemia, finalmente a fine 2021 i bergamaschi La Belle Epoque decidono di dare alle stampe i 10 brani che compongono Demoni, il loro secondo album in studio. Una lunga gestazione per un lavoro che si discosta dagli inizi, virando verso uno stile meno istintivo e più curato, dedito a nuove sperimentazioni.

Demoni è un disco che parla di novità sin dal primo singolo estratto, Tutto quello che saremo, manifesto di sonorità più articolate, un pop-rock d’autore dove l’attenzione è sui testi, intimi e personali. Una nuova dimensione sonora che cerca un’identità traccia dopo traccia, intessendo il proprio tappeto musicale su un innovativo equilibrio tra chitarre e tastiere.

Con un fil rouge: i demoni, che fanno parte di ognuno di noi, più o meno manifestamente.

Alla ricerca di un nuovo sound, La Belle Epoque fascia i propri testi in bilico tra ragione e sentimento con vesti variegate, caratterizzate da un basso potente e dalle tastiere che regalano un approccio più armonico e melodioso, fatto di ritmiche incalzanti e arrangiamenti cangianti.

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Simona Fusetta
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