The Blank Canvas
Dark Mirage
(Drown Within Records; Vollmer Industries; Zero Produzioni)
post-metal
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Smarrimento esistenziale e furia sonora ipnotica. I Blank Canvas tornano sul mercato con il monolitico Dark Mirage.
Prodotto dalle sapienti mani di Riccardo Paso Pasini (Ephel Duath, The Secret, Nero di Marte) e fortemente influenzato dall’immaginario cosmic horror, il disco descrive in tono lacerante il progressivo smarrimento di un essere umano attraverso otto brani di estrema potenza capaci di tratteggiare lo schema di un puzzle distorto che mostra il volto di una pseudo forma di vita inquieta e in continua mutazione.
Un oscuro miraggio da un pianeta infetto dove la natura si è arresa per lasciare spazio ad uno scenario desolante e residuale denso di contrastanti e multiformi sentimenti. Tu nel centro e intorno soltanto quel che rimane.
The Blank Canvas, nati nel 2017 da ex membri di due band assai originali, parlo di Incoming Cerebral Overdrive e Karl Marx Was a Broker, si pongono un obiettivo e lo portano avanti senza mezzi termini, l’idea primaria era ed è quella di plasmare un suono del tutto personale basato su chitarre poderose e bassi imponenti perfezionato da pregevoli rifiniture elettroniche .
Il risultato è una atipica ma convincente amalgama di progressiva enigmaticità sonora a metà strada tra post-metal, progressive rock e psichedelia.
Il miraggio oscuro partorito dalla tela bianca inizia con The Cage of Fireflies, una vera e propria esplosione acustica distorta e dissonante dove tutti gli strumenti risultano necessari alla resa complessiva, ciliegina sulla torta il giro di chitarra micidiale.
Se l’ossessiva Lands convince con un gran mix di suggestioni metal-prog ai confini del doom, Attack Decay Sustain Release e Black Lotus, dagli evidenti rimandi rock progressive, travolgono con la potenza di una mandria di bufali impazziti.
Epitaph for a Friend è roba preziosa, da maneggiare con cura, una hit di più ampio respiro dove veleggia la voce incisiva di Alessio Dufur tra clamorosi stop and go ma la mia preferita resta Here for a While, con il suo intro rarefatto che apre le porte ad un tripudio di suoni perfettamente incastrati tra di loro.
Last but not least, Unknown Star System, primo singolo estratto, corredato dal videoclip introspettivo e ricco di simbologia diretto da Roberta Palmieri, in una gialla apocalisse, il cielo non è più l’orizzonte a cui guardare per un futuro migliore ma un groviglio di occhi e linee senza rotta, è l’ambiente che si ribella, è il grido delle stelle orrendamente trasfigurate.
Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se le galassie a noi conosciute cambiassero le proprie regole?
La protagonista del video si chiama Lavinia, lavora presso un osservatorio astronomico ed è abituata a vedere le costellazioni sempre allo stesso modo, le conosce a memoria ed è convinta che nulla in questo senso potrà mai cambiare fin quando una mattina si sveglia e si accorge che il volto degli astri improvvisamente è divenuto irriconoscibile, qualcosa ha pervaso tutto, persino lei.
Dark Mirage vuol dire entrare nel mondo dei Blank Canvas con misere certezze ed uscirne fuori a stento, laceri, contusi ma soprattutto consapevoli che nulla è per sempre, il nostro mondo interiore non sarà mai uguale a se stesso così come l’universo che incoscientemente non proteggiamo, rimane una sola freccia al nostro arco, il pensiero critico unito alla volontà di vivere in maniera responsabile perché domani le stelle potrebbero smettere di brillare e noi potremmo cadere nel baratro di una solitudine assoluta ed incurabile.
https://www.facebook.com/theblankcanvasband
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