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Intervista ai Nemesi

I Nemesi, band emergente nel grigio panorama musicale italiano, che loro stessi criticano nel loro nuovo lavoro L'alba dei morti viventi, si svelano e si rivelano a noi nella loro essenza

Avevamo già avuto di recensire, con grande entusiasmo peraltro, il loro trionfale debut album L’alba dei morti viventi, di fresca uscita. Proprio perché ci hanno incuriosito, ci accingiamo a sapere qualcosa di più di questa band emergente brianzola (i ragazzi vengono tutti dalla zona Como-Lecco), di stampo nettamente crossover/nu-metal, genere molto adatto ad esprimere l’intero contenuto del disco, di netta denuncia sociopsicopolitico-sociologica.

RockShock: Cosa vi ha spinti a mettere su un gruppo?

Nemesi: Personalmente (Gilbe-voce) sentivo il bisogno di esprimere alcuni aspetti della mia vita, soprattutto la rabbia, attraverso la musica. Che ha spinto noi Nemesi a mettere su un gruppo è stata propio la voglia di creare pezzi nostri, con quello che dicevamo noi e che esprimessero quello che eravamo. Ringrazio la musica che mi ha salvato dalle serate in discoteca e dai sabato pomeriggio in centro a guardar vetrine.

RS: Perché proprio la scelta del genere crossover?

Nemesi: Non abbiamo proprio scelto a tavolino cosa fare,  è che io provenivo dalla scena rap/harcore e Pelle (chitarra) da quella metal/rock. Quindi provenendo da quegli ambiti musicali ci siamo ritrovati a fare crossover! Anche successivamente con l’ingresso di Albo (basso) Gionson (batteria) e Ale (voce, synth, giradischi), provenienti tutti da realtà differenti, i generi mischiati sono stati diversi.

RS: Come avete concepito il vostro debut album?

Nemesi: Il nostro disco e’ un insieme di riflessioni e pensieri di chi ha quasi raggiunto i 30 anni ed è disperso.
Sono pensieri di chi fa fatica nella vita “adulta”…Ovviamente e’ un disco per chi pensa ancora con la propria testa e non ha affidato i propri pensieri ad un televisore.

RS: Il cantato in italiano è una grande idea, come mai avete deciso di scrivere proprio in italiano, quando ormai in Italia sembra di moda esordire con l’utilizzo di una lingua straniera?

Nemesi: Molti ci fanno questa domanda, anche se a noi sembra naturalissimo cantare in italiano…Viviamo in Italia, dobbiamo arrivare alla gente che ci circonda, visto che stiamo parlando anche di loro. Se fosse in un altra lingua il disco perderebbe di significato. Poi come sempre posso dirti che siamo stanchi di chi fa i testi in inglese perché non è capace a fare un testo sensato in Italiano.

RS: Cosa vi ha spinti ad essere così incazzati con il mondo, in particolare con quello musicale?

Nemesi:  Ma noi non è che siamo incazzati col mondo musicale, siamo incazzati su chi ascolta e come…Siamo stanchi di quello che passa la radio e di quello che passano i network. Basta. Non è possibile che in Italia venga sostenuta solo la musica per le ragazzine o solo quella estremamente commerciale. Che poi noi possiamo anche non piacere, ma almeno siamo qualcosa di diverso.

RS: Un commento sulla crisi dei trent’anni, sulla scarsa voglia di crescere da parte di giovani e meno giovani.

Nemesi: Ma guarda secondo me non è la scarsa voglia di crescere, quella c’è anche…E’ tutta quello che ci circonda che è difficile da affrontare…Personalmente trovo ci siano sempre più muri che porte aperte per i miei coetanei.
E non sto parlando del “vivere da soli” o del mantenersi coi propri mezzi (che anche quello è gia un traguardo di questi tempi)…Parlo dell’appagamento di quello che viviamo, degli stimoli e impulsi che provengono da quello che ci circonda. Siamo nel paese sbagliato, nel momento sbagliato.

RS: Come definite il vostro modo di fare musica?

Nemesi: Il nostro modo di fare musica è sostanzialmente guidato dalla rabbia o dalle emozioni che vogliamo esprimere. Può piacere o meno, resta comunque sincero.

RS: Cos’avete in mente di fare per la promozione dell’album?

Nemesi: Intanto stiamo girando un video, che arriverà a breve…Per il resto abbiamo in programma di fare un bel po’ di date, cercando di portare il disco alle orecchie di più persone possibile.

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Irene Ramponi
Irene Ramponi

Irene Ramponi nasce a Milano nel 1983. Si interessa a tutto ciò che è arte fin dalla tenera età.
Questa passione rimane nel tempo, e, dopo la maturità scientifica, la porta ad iscriversi al neonato corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, indirizzo in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Milano. Consegue la laurea triennale nel 2006 con una tesi relativa ai Maestri Campionesi; Irene, infatti, è una delle poche ad avere una netta preferenza per la scultura rispetto alla pittura.
Continua i suoi studi sulla stessa linea, arrivando a laurearsi in Storia dell'Arte, corso specialistico presso l'Università Cattolica di Milano, nel 2009, con una tesi dal titolo: “Ricerche su Giovanni da Campione a Bergamo”.
Come si può notare dalle due tesi, Irene si interessa di argomenti poco battuti dalla Storia dell'Arte e poco conosciuti, se non nell'ambito degli studiosi più specializzati.
Ha collaborato con l'Associazione Amici dell'Arte di Castellanza (Va), tenendo conferenze sugli argomenti delle sue tesi e sui suoi studi presso la Villa Pomini, sempre a Castellanza.
Sta tuttora lavorando ad altre conferenze, in collaborazione con comuni del Varesotto e del Milanese, volte alla valorizzazione ed alla promozione dell'arte e del territorio locale.
E' amante del viaggio per la scoperta e la ricognizione di luoghi nuovi, e ama la musica, di cui si occupa con la collaborazione presso un'agenzia di organizzazione di eventi e concerti, ma anche praticandola in prima persona con lo studio del canto moderno e tramite alcuni progetti artistici.
Ama scrivere a tempo perso, soprattutto recensioni di critica a mostre e concerti, idealista disincantata, crede ancora nella forza dei sogni per la propria realizzazione personale.

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