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Ministry: recensione di Moral Hygiene

Moral Hygiene + il nuovo album dei Ministry. Industrial potentissimo, pieno e saturo di chitarre gelide, voce cattiva, ma meno graffiante del solito e una serie di pezzi che non fanno prigionieri, retti da liriche che non sono mai un invito ad andare a messa la domenica.

Ministry

Moral Hygiene

(Nuclear Blast)

industrial

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Ministry Moral Hygiene recensioneAl Jourgensen è uno di quei personaggi che, nel bene e nel male, sono fondamentali per la musica rock. Grazie i suoi eccessi e alle proprie prese di posizione sempre anticonvenzionali e decisamente poco politicamente corrette, il leader del Ministry ci ha costruito una carriera sulla quale ha inserito, in maniera intelligente, il discorso musicale legato alla band madre che, nonostante tanti alti e bassi e numerosissimi cambi di line up, è ancora qui a sfornare dischi.

Moral Hygiene è il sedicesimo (!!!) lavoro in studio realizzato dal buon Al e le sonorità non si discostano da quanto già è a nostra conoscenza.

Industrial potentissimo, pieno e saturo di chitarre gelide, voce cattiva, ma meno graffiante del solito e una serie di pezzi che non fanno prigionieri, retti da liriche che non sono mai un invito ad andare a messa la domenica.

Qualche concessione rispetto al solito, ad ogni modo, la si trova qua e là, a partire da Good Trouble in cui, nel marasma sonoro tipico dei Ministry, è l’armonica a generare novità e sincero apprezzamento all’interno di una canzone che, viceversa, sarebbe anonima.

Più accessibile è, invece, Sabotage Is Sex che verte su melodie trasversali e campionamenti usati in massiccia dose, come è nello spirito del nostro.

Più si va avanti con il lavoro e più ci si rende conto di come il sound dei Ministry abbia, comunque, avuto effetto su generazioni di musicisti, a partire da Marilyn Manson che deve molto a questo progetto che sta avendo una durata più lunga rispetto alle aspettative artistiche e, probabilmente, di vita desiderate dallo stesso leader della band americana.

Jourgensen, a cui piacciono le cover, anche questa volta non ne ha fatto a meno ed ha preso un pezzo icona degli Stooges come Search And Destroy e lo ha dimezzato nei tempi rendendolo cadenzato, liquido e industriale al punto giusto, stravolgendolo letteralmente come fosse di sua proprietà.

 

Più “White Zombie” è, invece, Disinformation, mentre riporta agli anni ottanta, per atmosfere e riff, l’ipnotica Believe Me che si apre in fase di ritornello in maniera quasi solare, dopo essere stata cavernosa e buia per quasi tutto il suo incedere.

Sugli stessi livelli e con un riff più arpeggiato è la successiva Broken System, a differenza di We Shall Resist in cui l’uso dell’elettronica è molto pesante ed oscuro. Verso la fine di questo interessante prodotto si trova, comunque, qualche filler come Death Toll, anonima e senza emozioni, e la conclusiva Tv Song #6 – Right Around The Corner Mix che non aggiunge nulla a quanto già si sa dei Ministry che, anche questa volta, si sono guadagnati la pagnotta con un album duro e puro.

Per concludere, sempre rimanendo nel mondo Ministry, a breve ci sarà un sequel di Moral Hygiene, oltre a un disco scritto a quattro mani da Al Jourgensen e Jello Biafra, senza dimenticare che la band sarà in tour con una formazione da sballo che vede Ray Maiorga (Stone Sour) alla batteria, Paul D’Amour (ex Tool) al basso e Cesaro Solo (ex Madonna, si proprio lei) alla chitarra.

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Francesco Brunale
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