Deleted Soul
Oblivion
(Elastica Records)
ambient, dub, trip-hop, synth-wave, chill out, afrobeat, house, tribal
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A distanza di tre anni dalla pubblicazione del precedente Lucid Vision, è uscito Oblivion, il nuovo album dei Deleted Soul, progetto elettronico-psichedelico italiano capitanato dallo storico produttore dub Alberto Tucci in arte Tuzzy, edito per Elastica Records (fondata dallo stesso Tuzzy) e anticipato dall’uscita dei singoli Secret In A Hole, Oblivion, Le Mirage Du Passage e Diamond.
Direttamente da uno studio di registrazione ricavato da una grotta medievale di un casolare immerso nelle campagne del Chianti, i Deleted Soul, con la collaborazione di eccellenti musicisti quali Pier Paolo Polcari (produttore degli Almamegretta), Riccardo Onori (chitarrista di Jovanotti), Andrea Torresani (bassista di Vasco Rossi) e Marco Zampoli (voce e chitarra dei Flame Parade), danno continuità a un linguaggio musicale eterogeneo che unisce e mescola contemporaneità e vintage, materializzandosi attraverso la connessione fluida e simbiotica tra arte visuale e musica.
Uno spartito creativo che, scandagliando le dolorose e intricate profondità dell’animo, si manifesta nelle sue dodici gemme inedite dai contenuti introspettivi e autobiografici, per mezzo di una scrittura elettronica e manierista incentrata sulla circolarità temporale della dubstep e mutuata dagli echi e i riverberi del Bristol sound degli anni ’90 e da certe atmosfere malinconiche di rimando Everything But The Girl.
In questo nuovo capitolo discografico, i Deleted Soul assecondano quelli che sono i tratti somatici della loro impronta sonora, spaziando tra le vellutate venature del trip-hop (così intime, dinamiche, inquiete e avvolgenti), l’ombrosa e seducente sinuosità del sax, l’iperattività sciamanica della trance-disco e la distensiva pigrizia delle dilatazioni chill out e ambient, dimenandosi tra vocalità ipnotiche, mistiche e suadenti e l’intenso percussionismo afrobeat della musica house, per poi dissolversi e rifugiarsi negli abbagli di luce artificiale del jazz, del soul e dell’R&B e nella foschia soft e misteriosa dei silenzi notturni della grande città cosmopolita.
Il concept tematico di Oblivion, dettato da quel bisogno psicofisico di riappropriarsi del proprio tempo, anche a costo di rimettere in discussione certezze e identità, si suddivide in due aspetti filosofici essenziali: da una parte troviamo il potere salvifico dell’oblio, della rimozione dei ricordi, nel desiderio di mitigare (seppur temporaneamente) gli orrori e le delusioni della vita, provocando quella che può essere definita “sospensione della coscienza”, dall’altra, invece, nascondendo il proprio volto (la sede delle emozioni) dietro una maschera di memoria “maigrittiana”, si evidenzia il rapporto tra uomo e natura, nei suoi eterni contrasti, nelle sue eterne contraddizioni, nei suoni naturali e nella voce spirituale della foresta, quale metafora di rifugio dalla contaminazione digitale e dalle ingiustizie della cosiddetta civiltà moderna.
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