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Emma Pollock: The Law Of Large Flowers

Un passato nei Delagos e un futuro da solista. Emma Pollock convince con il suo secondo album, un po’ rock, un po’ pop e un po’ folk, in costante tensione tra stati d’animo opposti

Emma Pollock

The Law Of Large Flowers

(Cd, Chemikal Underground)

rock

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É vero, nel mondo del rock la presenza maschile è preponderante rispetto a quella femminile. Ma il ristretto numero di  rockeuse in circolazione ha carica e talento da vendere. Sarà per la necessità di dover bilanciare il lato naturalmente dolce con l’aggressività intrinseca della musica rock, fatto sta che è proprio dalla sottile tensione che si crea tra questi due poli, tra la fragilità e la ruvidezza, che sono nati grandi album. Tra questi, deve essere fatto rientrare anche il secondo lavoro di Emma Pollock, The Law Of Large Flowers.

Emma Pollock era la voce e la chitarra dei Delagos, il gruppo scozzese, sciolto nel 2005,  autore di un sound a metà strada tra il rock sgangherato dei Pixies e certe delicatezze neofolk. La Pollock sembra aver fatto proprie entrambe le tendenze del suo gruppo precedente. The Law Of Large Flowers si muove in punta di piedi tra territori alternative rock e folk, inserendovi anche molto songwriting e pop.

Tutto il disco è dominato da una perfetta dinamica tra momenti di luce e momenti di buio, tra canzoni rassicuranti ed episodi inquietanti. L’intro Hug The Piano è semplice e avvolgente, e viene ripresa, con meno dolcezza e più verve, ma con altrettanta intensità, in Hug The Harbour, un brano di rock garbato ma intimamente nervoso. La sezione ritmica e la linea basso sono precisi e ben ponderati, e lasciano improvvisamente spazio a sfoghi di chitarra e voce, preparati da un crescendo sottile ma costante

La successiva I Could Be A Saint ha una strofa inquieta densa di chitarre tirate, mentre il ritornello, riuscitissimo, è più solare e ritmato. Red Orange Green è invece ancora più inquieta, a causa della ripetizione meccanica di parole sincopate e di onomatopee, che la rendono simile a una filastrocca nera, come anche The Loop, canzone dalla patina folk che la fa sembrare una nenia gotica e stregata.

Appartengono invece al cantautorato à la Aimee Mann Nine Lives, Letters To Strangers, Chemistry Will Find e House Of The Hill, una dolorosa ballata con piano, archi e voce, cupa ma a tratti speranzosa e pacificante.

Concludono il disco Confessions, una spensierata canzoncina pop rock dal ritornello orecchiabile e con un afflato elettronico, e The Child In Me, una ballad rockettara, solo chitarra e voce.

The Law Of Large Flowers è un disco dalla grazia sottile, che può essere colta attentamente solo dopo aver prestato attenzione alle numerose sfumature di nero e di bianco, di inquietudine e di serenità, di dolore e di gioia. Sfumature che solo l’ambigua sensibilità sfaccettata di una donna che fa rock può descrivere con così tanto trasporto.

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Sofia Marelli
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