Mau Mau + musicisti dal mondo
Torino, Pala Isozaki, 26 ottobre 2008
live report
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Una premessa doverosa. Fin dal lontano 1996, ogni due anni, Slow Food organizza a Torino il Salone Internazionale del Gusto, viaggio eno-gastronomico alle radici del cibo buono, pulito e giusto, secondo la filosofia ideata da Carlo Petrini, il suo fondatore e nume tutelare. Accanto al Salone del Gusto, durante le ultime tre edizioni, si è sviluppato anche Terra Madre, il meeting internazionale delle comunità del cibo, un evento in cui migliaia di giovani, contadini, allevatori, pescatori, artigiani e, da quest’anno, anche musicisti, provenienti dagli angoli più remoti della terra, si ritrovano per discutere di come dar vita ad una sorta di globalizzazione positiva.
Ora, come direbbe Di Pietro, che c’azzecca tutto questo con la musica? C’entra eccome, perché il pericolo di appiattimento, di standardizzazione, di livellamento verso il basso di tutti i saperi e sapori di cui il mondo è straordinariamente ricco riguarda anche, e soprattutto, il campo culturale, e quello musicale in particolare, vista anche la scarsa qualità e la eccessiva quantità di prodotti discografici con cui le majors monopolizzano ed inondano il mercato.
Il concerto di chiusura di Terra Madre ha rappresentato, così, un’occasione unica per assistere ad una festa di musica non omologata, autentica ed originale, al di fuori delle logiche puramente commerciali. Sul palco, con i Mau Mau, sono andati in scena i suoni e i colori di Sileshi Demissie e Zala Kamba dall’Etiopia, dell’Orchestra Tradizionale dei Dionwar dal Senegal, del Gruppo delle Comunità dei nativi di Kamchadal dalla Russia, della Comunità dei Musicisti di Minsk dalla Bielorussia, di Carlos Domingo Claudio e Alves da Silva Mendes Renan Antȏnio dal Brasile, e dei nostri connazionali Raviole al Vin, con Luigi Barroero, ultimo, grande cantastorie di Langa, e di Taricata e Raffaele Pinelli dal Salento.
Alternandosi, scambiandosi e plasmandosi con gli altri gruppi, il combo piemontese ha dato vita al consueto e grandioso marasma general, snocciolando il meglio del proprio repertorio, attinto a piene mani da una discografia lunga ben sedici anni. Davanti ad un Pala Isozaki letteralmente in ebollizione, il pubblico in festa si è lasciato andare senza sosta alla danza guidato dalla loro contagiosa e dolcissima patchanka.
Mostafaj, La Ola, Venus Nabalera, Razza Predona, Dea, Il Treno Del Sole e lo straordinario finale di Pueblos De Langa con tutte le band riunite insieme sul palco, hanno bruciato e annullato migliaia di chilometri e di pregiudizi facendo stringere in un unico, grande abbraccio festoso e sincero il nord e il sud del mondo, l’Oriente con l’Occidente, riaffermando con forza, ancora una volta, che un’altra musica non solo è meravigliosamente possibile ma è, soprattutto, dannatamente necessaria.
Due ore di spettacolo immenso, colorato e rumoroso. Per dirla con le parole di Slow Food, un concerto buono, pulito e giusto. A chi c’era, va ora il compito di custodirlo gelosamente nel cuore, senza disperdere neanche un grammo di intensità, raccontandolo a gran voce a chi purtroppo non è potuto esserci, come epilogo di un sogno che si è fatto realtà.
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