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Latente: la recensione di Le Cose Importanti

Il serio problema di Le Cose Importanti dei Latente è uno solo: dura troppo poco. I cinque brani pubblicati sono molto rock ed hanno nella produzione a dir poco fantastica la loro arma in più.

Latente

Le Cose Importanti

(You Can’T Records YCR)

rock

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recensione latente le cose importantiIl serio problema di Le Cose Importanti dei Latente è uno solo: dura troppo poco.

La band milanese, con una scelta di mercato ormai collaudata, ha pubblicato da alcuni giorni un EP, in stile Alice in Chains (vedere Sap e Jar of Flies). A differenza della band di Seattle, in questo caso il lavoro non ha un formato acustico. Tutt’altro, potremmo aggiungere.

Qui i cinque brani pubblicati sono molto rock ed hanno nella produzione a dir poco fantastica la loro arma in più.

Sembra quasi di avere a che fare con un gruppo di matrice americana. Certamente, in alcuni casi, il sound sembra essere orientato su strade battute in passato da gruppi come i Sum 41 o gli Sugar Ray di Floored, come nella opener Esco.

Il singolo Claudio è davvero un grandissimo pezzo. Perfetto, radiofonico il giusto, suonato come meglio non si potrebbe e con un grande ritornello. Finalmente si ascoltano canzoni rock e non è un caso che il quartetto arrivi da Milano, città in cui chi vuole avere un approccio tradizionale con gli strumenti sa dove mettere mano.

La title track è un pezzo più lento, ma con una buona apertura melodica. Paura Non Ne Hai si colloca a metà strada tra il rock alla Weezer e le sonorità degne degli ultimi Foo Fighters, mentre il capolavoro è la conclusiva Opinione, canzone che parte in chiave arpeggiata per poi esplodere con una semplice, ma spettacolare melodia.

Il problema finale è che dopo neanche sedici minuti il disco è già finito. Si ritorna, dunque, indietro ad ascoltare le cinque canzoni e poi si rifà lo stesso passaggio per altre dieci volte. La domanda è perché pubblicare solo un EP? Forse queste canzoni erano rimaste nel cassetto e dovevano essere smaltite o forse questi brani potrebbero essere l’assaggio per una direzione da intraprendere con un vero e proprio CD. Ai posteri l’ardua sentenza.

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Francesco Brunale
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