Greg Dulli
Random Desire
(Royal Cream/BMG)
rock, soul noir
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La nuova sfida artistica di Greg Dulli, cofondatore, chitarrista e cantante degli Afghan Whigs, riparte dalla pubblicazione del suo primo album solista dal titolo Random Desire, via Royal Cream/BMG e anticipato dall’uscita dei singoli Pantomima, A Ghost e It Falls Apart.
Con una carriera alternativa e pluritrentennale alle spalle, che lo ha visto impegnato in diversi project side, reunion e numerose collaborazioni (Mark Lanegan, Afterhours, dEUS, Twilight Singers e produttore della colonna sonora del film Beautiful Girls), Greg Dulli torna sulle scene con una release discografica fai-da-te profondamente intimista, nella quale suona quasi tutti gli strumenti, spingendo il suo rock impetuoso ed eclettico verso una direzione contemporanea e minimalista.
Random Desire scivola via attraverso 10 tracce eleganti e delicate, dalle sonorità melodiche, cupe, notturne e malinconiche, intrise di rimpianto, tenerezza, saggezza e solitudine, attingendo all’utilizzo di pedal steel, arpa, pianoforte e sintetizzatori per creare atmosfere crepuscolari e struggenti.
Con Random Desire, Greg Dulli focalizza la sua opera, come già anticipato dal titolo, su un ricorrente tema filosofico dell’essere umano, ovvero la casualità degli eventi e l’impossibilità di pianificare ogni azione della nostra vita. Imprevedibilità e sperimentazione che continuano ad accompagnare l’ispirazione del musicista nativo dell’Ohio, area geografica post-industriale che fu fondamentale per lo sviluppo del post-punk statunitense alla fine degli anni Settanta.
Greg Dulli ha sempre assecondato, insieme alle sue band, la sua sensibilità cantautorale non convenzionale, reinventandosi ogni volta, sopravvivendo al canto delle sirene del grunge e ai demoni di Gentlemen, senza mai cadere nel vortice sedentario e ripetitivo del rock.
Greg Dulli offre, dunque, tutta la sua esperienza internazionale nella visione esistenziale, decadente, obliqua e solitaria di Random Desire, lasciandosi andare al desiderio di stupire, più se stesso che il mondo circostante, e alla confortevole necessità di abbandonarsi, ogni tanto, alla causalità di un momento.
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