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La Linea di Greta: Cani di Banlieu

La Linea di Greta, ovvero l'indie-rock della periferia romana. Temi sociali che scatenano introspezioni personali, ma anche tanta energia, inframmezzata da intrecci e fughe strumentali

La Linea di Greta

Cani di Banlieu

(Cd, Autoproduzione)

indie rock

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Nati come l’Araba Fenice dalle ceneri di diverse esperienze dell’underground romano, i ragazzi de La Linea di Greta propongono una personale visione di rock indipendente, influenzato in omogenea misura da band come Afterhours e dal grunge, dimostrando anche di aver imparato la lezione degli Slint.

Di Agnelli e soci dimostrano di apprezzare il gusto per la scrittura dei testi, dal grunge prendono in prestito l’irruenza di alcuni asssalti chitarristici e dagli Slint il menefreghismo per il rispetto della forma canzone, oltre che l’amore per certe dilatazioni chitarristiche e strumentali (ma anche alcune strutture di giri di chitarra e successivi innesti della parte ritmica, come nell’intro di Siesta, che si sviluppa poi invece come dei Massimo Volume più incazzati, band a cui si rifà anche Pastello).

In buona parte scritto da Luca Cattolico, spesso con l’aiuto di Emiliano Viccaro, che con lui condivideva il progetto I.R.A., Cani di Banlieu è un album con idee politiche ben precise, anche se mai urlate o – peggio – espresse in forma di proclami. Semmai l’attenzione è maggiormente posta su temi sociali, senza dimenticare la prospettiva da cui tali osservazioni partono, che è squisitamente personale e frutto di chi certe situazioni di disagio le vive tutti i giorni, abitando in uno dei tanti quartieri-dormitorio della semi periferia romana.

Cani di Banlieu ha tanti pregi e qualche difetto. Magnificamente suonato, ben arrangiato, con un suono riconoscibile e allo stesso tempo personale quanto basta, paga due pegni: alcune ingenuità nella scrittura dei testi, che a volte per esprimere rabbia preferiscono l’urgenza alla ponderazione (ad esempio In Memoria di Noi, che invece musicalmente è molto interessante), e il non avere praticamente nessun brano che rimanga immediatamente memorizzabile. Quest’ultimo aspetto se da un lato è probabilmente frutto di una coraggiosa scelta stilistica, di sicuro non si rivela una mossa azzeccata in un’ottica meramente commerciale.

La Linea di Greta, concludendo, hanno realizzato un album che meriterebbe attenzione e fiducia, suonato col cuore e con perizia tecnica, ben registrato, confezionato in un bel booklet. Che riescano a trovare gli spazi per promuovere adeguatamente il loro lavoro, come meriterebbero, è tutto un altro paio di maniche.

http://www.myspace.com/lalineadigreta

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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